La fonte non è delle più imparziali – H. Hauser, co-fondatore di ARM – ma le argomentazioni, al di là del titolo provocatorio, meritano una attenta riflessione. La tesi di Hauser, riportata sul Wall Street Journal e commentata da Horace Dediu sul suo blog Asymco, è così riassumibile: nel mondo PC i processori si comprano fatti e finiti e si infilano dentro i computer.
Nel mondo mobile, la direzione verso cui sempre più “gira il fumo”, le architetture (CPU ma volendo anche GPU) si prendono in licenza, si personalizzano, si estendono e si integrano nei prodotti.
Il problema non è dunque se e quando Atom riuscirà ad eguagliare l’efficienza dei processori basati su architettura ARM, ma in che modo riuscirà Intel a incontrare le esigenze di produttori abituati a lavorare con i prodotti e secondo l’approccio diARM.
La domanda quindi diventa: è più facile che il mondo mobile si adegui alle prassi consolidate in ambito PC, sulle quali da decenni vive Intel, o che Intel sia forzata a stravolgere il suo modello di business e dare in licenza l’architettura x86 (fino all’altroieri esclusa dall’accordo con Nvidia)?