Ammetto che il titolo di questo post potrebbe sembrare eccessivo e provocatorio, soprattutto per coloro che di mestiere fanno i negozianti online, ma vi prego di arrivare in fondo a questo post prima di esprimere giudizi.
Premetto che sono sempre stato un’entusiasta dell’e-commerce. E’ da ormai 15 anni che effettuo acquisti online, da quando coloro svolgevano questo genere di attività in Italia si potevano contare sulle dita di una mano probabilmente.
Cosa mi ha spinto a cercare la soluzione dell’acquisto online? All’epoca compravo molto spesso hardware per fare ciò che un appassionato di computer adora fare: aggiornare il proprio sistema per mantenerlo sempre al passo con i tempi. Naturalmente come molti avevo il mio negoziante di fiducia che mi riforniva in questa frenetica attività.
Un bel giorno, tuttavia, seppi che aveva aperto un sito di e-commerce con prezzi sensibilmente inferiori e, da giovane adolescente squattrinato quale ero, il fattore economico assumeva una rilevanza strategica: perché spendere i miei soldi nel negozio sotto casa se alla stessa cifra potevo avere un processore più potente?
Fu subito evidente che il classico negozio di informatica non poteva competere con un portale online per il semplice fatto che, facendo magazzino, i suoi prezzi erano sempre superiori in un mercato come quello delle componenti informatiche dove ci sono ribassi con cadenza quasi settimanale. Poi naturalmente esistono altri elementi che portano la gestione di un negozio fisico ad essere più costosa rispetto a quella di un portale online, soprattutto in relazione al numero di potenziali clienti, ma non è questo un aspetto che mi interessa approfondire in questa sede.
Proviamo adesso a fare un parallelo tra un negozio e un sito di e-commerce. Chi ha un negozio deve aprirlo, pulirlo, arredarlo e renderlo accogliente per i propri clienti tutti i giorni, oltre a dover naturalmente fare il venditore: parlare con i propri clienti, mostrargli la merce, convincerli ad effettuare l’acquisto, ecc…
E chi ha un sito di e-commerce che fa? Mi sono sempre chiesto come funzionasse in termini organizzativi questo tipo di commercio e mi sono sempre immaginato che in molte realtà dovesse esserci un’organizzazione complessa dal punto di vista amministrativo/logistico. Recentemente ho avuto l’occasione di lavorare ad un progetto di e-commerce, addentrandomi nelle problematiche della sua gestione e sapete cosa ho scoperto? Che, almeno nel caso specifico che ho conosciuto, la gestione logistica è essenzialmente nulla. Il sito di e-commerce è una specie di fredda vetrina del suo fornitore: quando arriva un ordine, questo viene girato al fornitore che lo impacchetta e lo spedisce per conto del sito di e-commerce. Tutto qui.
Mi rendo conto che il caso da me vissuto sicuramente non rappresenta il modello di tutti i siti di e-commerce (immagino dipenda anche dal tipo di merce trattata), ma devo ammettere di aver provato un senso di desolazione quando ho capito come funzionava.
Nel complesso, quindi, chi vuole fare oggi il mestiere del venditore, che qualità deve avere? Fino a qualche anno fa sapersi rapportare alle persone, il fattore umano, era fondamentale. Oggi invece sembra che basti avere un sito web e l’accordo con un fornitore, per poter vendere. Sarà che sto invecchiando e che inizio a fare discorsi da vecchio nonno, ma reputo questa indipendenza dal rapporto interpersonale molto squallida.
La rincorsa all’ottimizzazione delle spese, sia dal punto di vista di chi vende, sia di chi acquista, ha portato all’eliminazione del rapporto umano in un settore, quello commerciale, dove pensavo che questo elemento fosse importante. L’aspetto più triste di questo discorso è che se si è arrivato a questo punto è anche colpa mia, cioè nostra, degli acquirenti, che sono disposti a sacrificare quasi tutto pur di spendere qualche euro in meno.
Alla luce di quanto vi ho esposto, mi auguro che l’e-commerce sia e rimanga una modalità di vendita complementare a quella classica e che quest’ultima resista nel maggior numero di ambiti possibile.