Dopo qualche settimana dedicata al reportage sul Giappone e Tokyo intervallata da pause ahimé forzate ( ma durerà ancora solo per qualche giorno, state tranquilli), ritorniamo a parlare specificatamente di videogiochi.
Il protagonista non sarà un titolo piuttosto che una console, bensì, un evento tenutosi recentemente in Italia.
“Strano ma vero” dirà qualcuno, perché il panorama del retrogaming nel Belpaese a molti risulta sconosciuto.
Eppure c’è chi lavora dietro le quinte per portare alla ribalta un fenomeno più diffuso di quel che si possa pensare.
Se vi ricordate bene la valigia del videogamer in verità aveva già trattato l’argomento, ad esempio parlando di Ludic@.
Manifestazioni ad hoc sul retrogaming o collaterali comunque al mondo videoludico sono importanti per far capire ai consumatori contemporanei cosa sia un videogioco.
La demonizzazione operata in tanti anni di disinformazione dei mass media generalisti, è frutto di una mancanza di consapevolezza di quanto lavoro sia necessario per la creazione e commercializzazione di un qualcosa che non è un semplice prodotto di massa ma richiede sia vena creativa (nel design della grafica, comparto musicale…) sia competenze tecniche scientifiche ad alto livello.
Inoltre, per capire il presente occorre studiare il passato. Per comprendere come siamo arrivati ad un’industry che fattura a livello mondiale come e più dell’industria cinematografica non possiamo non ripercorrere almeno alcuni passaggi fondamentali degli ultimi decenni.
Il videogioco non è un’invenzione della generazione dei nostri padri ma addirittura dei nostri nonni, quando dopo la seconda guerra mondiale le elite militari e scientifiche dei Paesi più avanzati misero appunto i primi simulatori.
La missione della rubrica è proprio ricostruire il puzzle.
Ma quale occasione migliore per apprezzare questo complesso processo evolutivo se non vedere e toccare con mano veri e propri pezzi di storia e poterne parlare con altri appassionati?
Purtroppo, per motivi logistici, non ho potuto essere presente fisicamente alla manifestazione; e quindi mi sono permesso di approfittare della disponibilità e cortesia di un amico, nella persona di Federico Salerno, fondatore di Games Collection (una delle community di retrogaming più attive nel panorama italiano) nonché coideatore del VGH, una due giorni ospitata il 2 e 3 ottobre all’Urban Center di Monza.
Qui potete leggere il ricco programma.
AD: Ciao Federico, “ce l’abbiamo fatta” viene da dire.
FS: Sì il lavoro è molto pressante in questo periodo, come per tutti. Ma finalmente possiamo scambiare quattro chiacchere su questo importante evento
AD: Domanda banale ma utile ad introdurre l’argomento e spiegare di cosa stiamo parlando. Raccontaci come è nata l’idea del VGH?
FS: Nel 2005 io e Nicola (Ferrarese, altra storica firma di GamesCollection – ndr) ci confrontavamo spesso sull’opportunità di organizzare un evento sui videogiochi dove invitare i ragazzi del forum mettendo a disposizione vere e proprie postazioni di gioco dove provare console e titoli annessi.
In più, una sezione avrebbe dovuto ospitare una sorta di museo, con l’hardware ed il software, le confezioni originali, le pubblicità…
AD: Quindi, per sintetizzare, la pratica e la teoria insieme.
FS: Esattamente. La possibilità di ripercorrere date salienti, evoluzioni del prodotto videogioco ma al tempo stesso di provarle direttamente con le proprie mani.
In fondo il videogioco comporta iniziativa personale. Mettere di fronte uno spettatore al “fatto compiuto” ha tutto sommato poco senso. Il ricordo dell’esperienza appunto interattiva risulta viceversa molto più vivido e soddisfacente.
AD: Quando avete gettato le basi operative il progetto?
FS: L’occasione è capitata durante i World Cyber Games ospitati nel 2006 a Monza. Un ex collaboratore di GamesCollection.it ha contattato il Comune e da quel momento abbiamo iniziato ad avere la visione d’insieme su come organizzarlo.
AD: La scelta di Monza come luogo prestabilito ne è stata quindi la diretta conseguenza. Come sono dunque i rapporti con l’amministrazione? E siete stati supportati nel vostro lavoro?
FS: I rapporti sono ottimi. Dopo il successo della prima edizione datata ormai 2007, il Comune, in particolare l’assessorato alla comunicazione, ci ha sempre patrocinato e messo a disposizione il budget necessario per realizzarlo.
AD: Quasi un unicum a livello italiano.
FS: Ne abbiamo parlato spesso tra di noi nella community ed è un fatto noto ai più (o meno) appassionati di videogiochi. Le iniziative di questo tipo non sono molto frequenti perché sfugge il carattere educativo e culturale della manifestazione dedicata ai videogioco.
Con la crescita registrata e speriamo futura del VGH, le iniziative editoriali ed il passaparola tra gli utenti, speriamo che possano dare il là ad altri eventi omologhi e sviluppi più coesione tra i vari gruppi di retrogamer.
AD: Quali sono dunque gli obiettivi raggiunti finora?
FS: Vedi sopra. Coinvolgere altre community è fondamentale. Se riusciamo a diventare un’unica voce pur mantenendo le nostre autonomie sicuramente riusciremo a farci ascoltare di più. La stampa è altrettanto importante. E perché no, diventare un punto di riferimento nel panorama italiano.
AD: Quali invece i traguardi che vi ponete in futuro?
FS: Riuscire ad ospitare in una sala unica e quindi più spaziosa le postazioni di tutte le generazioni. Ce la faremo ne sono sicuro J
Ed infine migliorare la dinamica dei tornei.
AD: Numeri dei VGH?
FS: Quest’anno abbiamo messo a disposizione circa 70 postazioni interattive per un totale di 1000 di pezzi esposti di cui almeno 50 unici al mondo. Sono stati organizzati dieci tornei con premi annessi, abbiamo avuto più di duemila visitatori ed il piacere di raccogliere la storica redazione di Zzap! quasi al completo nonché ben 6 community.
AD: Come dicono a Milano “tanta roba”.
FS: è stata una grande soddisfazione, soprattutto Zzap! è un pezzo di storia indelebile nella generazione dei trentenni.
AD: E ci ricordiamo da bambini leggere con gli occhi spalancati un po’ tutte le riviste dell’epoca. Rivederli dopo anni e conoscerli dal vivo credo faccia un certo effetto.
FS: Tutti gli ospiti sono stati cordiali e si sono dimostrati presenze di spessore non solo in questo settore ma proprio ricche dal punto di vista umano, senza la spocchia che potremmo essere portati a pensare.
Stefano Gallarini, Paolo Besser per citare due nomi arcinoti ma davvero tutti quanti gli intervenuti meritano un ringraziamento, compresi, fondamentali, i visitatori che speriamo si siano divertiti.
AD: Qual è la tua opinione rispetto al panorama del retrogaming italiano?
FS: A volte frammentato e non coordinato ma quanto mai vivo e pulsante. Siamo tanti e stiamo crescendo di giorno in giorno grazie alla passione trasmessa delle nostre generazioni per “l’old school” ai giovanissimi d’oggi.
Al VGH erano presenti alcune delle migliori realtà italiane, il prossimo anno contiamo di portarle tutte!
AD: Cosa si può fare, oltre ad organizzare eventi come il VGH, per rendere questo panorama più coeso anche ai ragazzi che hanno provato solo le ultimissime generazioni di console?
FS: Muoverci come GamesCollection e le altre community stanno facendo al momento. Parlarne, rendere partecipi le persone, discuterne legando gli argomenti all’attualità, organizzare micro eventi, presentarsi alle fiere del settore…purtroppo il retrogaming è poco supportato perché per la maggior parte di noi si tratta soprattutto di una passione più che una rendita dal punto di vista economico. Ma io ci credo e non sono il solo.
AD: Un grazie davvero a Federico ed a questo punto siete tutti invitati al VGH del prossimo anno.
FS: Grazie a voi. Vi aspetto ;)