In questa rubrica abbiamo parlato spesso di giochi che, sfruttando le qualità hardware dell’Amiga, hanno contribuito a segnare un’era nella storia videoludica, fino a lambire il campo dell’arte.
Abbiamo parlato anche di giochi che, senza particolare enfasi sulla grafica, si sono conquistati un “posto in paradiso” grazie a un gameplay semplice e avvincente.
A quasi trent’anni di distanza da quei giorni questa distinzione diventa difficile da cogliere, particolarmente per chi è stato adolescente ai tempi della Playstation: la grafica ritenuta un tempo straordinaria difficilmente impressiona chi ormai “mastica” fotorealismo a 1080p.
Il fattore davvero immortale, su cui gli sviluppatori dell’epoca si sono spesso rivelati geniali, è quello del gameplay, capace allora come oggi di oscurare la cura degli sprite e degli sfondi, i livelli di scrolling parallattico, la fluidità delle animazioni.
Giochi come Lemmings, Cannon Fodder, North & South, dimostrano la validità di queste considerazioni, a vent’anni e più dal rilascio. A questi titoli desidero aggiungere, in questo nuovo venerdì nostalgico, un titolo che incarna alla perfezione la supremazia del gameplay fra i fattori che influenzano la longevità di un gioco.
Un gioco godibilissimo nel 1987 come oggi, ricco di azione e, oggi come allora, davvero difficilissimo da mollare una volta iniziato: International Karate +, alias IK+.
L’impostazione del gioco è semplicissima: tre lottatori si contendono lo stesso ring (rigorosamente in 2D), ciascuno deve picchiare duro i suoi avversari per arrivare, alla scadenza del tempo, con un punteggio che gli consenta il passaggio al quadro successivo.
Il punteggio si esprime in un totale di 6 pallini e in un valore numerico progressivo. I pallini si riempiono mano a mano che il giocatore porta a segno colpi, mentre il punteggio sale in proporzione del tipo di colpo portato a segno e della precisione dello stesso.
Se uno dei tre giocatori riempie tutti i pallini prima dello scadere del tempo, il round si conclude e gli altri due giocatori misurano il punteggio sviluppato.
In modalità doppio giocatore (col terzo lottatore controllato dal computer) o singolo, perde chi alla fine di ogni round ha riempito meno pallini.
Il progresso nel gioco avviene sulla stessa scenografia, nella stessa identica modalità: tre forsennati che si picchiano come fabbri, cambiando ogni tanto di colore alla cintura. Ogni due quadri superati, il giocatore deve affrontare un bonus game, consistente nel parare dei palloni che gli rimbalzano incontro, o nel calciare bombe che compaiono al suolo, prima che esplodano (questa modalità è assente nella versione C64).
Mano a mano che si sale di livello, gli avversari diventano sempre più difficili: un avversario cintura nera richiede un allenamento equivalente alla cintura nera del joystick per essere domato, pena il pieno di cartoni nel tempo che basta per dire “ahia”.
Per aggiungere altro pepe al gioco, è possibile velocizzare o rallentare l’azione di gioco manualmente. Inutile dire che in modalità turbo la velocità è davvero “smodata” e servono riflessi felini per schivare pugni e calci e, possibilmente, assestarne qualcuno.
Il gioco è inoltre ricchissimo di cheat attivabili durante il gioco: dalla possibilità di sospendere l’azione calando le braghe a tutti i giocatori (espediente utile a sviare l’attenzione dell’avversario umano) al colore del background, fino al cambio di casacca per l’arbitro.
Tutto questo, almeno sulle versioni Amiga e ST, è accompagnato da una musica godibilissima (la cui traccia originale è del grande Rob Hubbard) ed effetti sonori da film di Bruce Lee.
L’inserimento del terzo giocatore fa di IK+ un gioco davvero unico nel genere beat ‘em up, e lo distacca dall’opaco predecessore, International Karate (1985), graficamente più variegato ma senz’altro meno originale.
In IK+ gli sviluppatori sembrano aver puntato tutto sulla giocabilità – senza dimenticare musica, effetti sonori ed ottime animazioni. Fatte le debite proporzioni, la versione C64 del gioco è infatti altrettanto godibile e ricca di appeal.
Per chi decidesse di rigiocarlo, oltre alla classica emulazione, c’è la possibilità di accederlo via Nintendo Virtual Console.
Nel caso in cui siate già cercando l’icona dell’emulatore, vi faccio una raccomandazione: se potete, evitate la tastiera. A meno che non ne abbiate una di ricambio.