Nel febbraio del 1978 gli Stati Uniti lanciavano il primo satellite sperimentale di quello che da lì a poco sarebbe stato definito come Global Positioning System; la tecnologia militare era frutto di studi sull’effetto Doppler e mirava a triangolare le posizione del ricevitore sul suolo terrestre tramite il confronto di onde radio provenienti da sistemi posti in orbita.
Nel giro di 18 anni il numero di satelliti salì fino a 24 e divenne abbastanza chiaro che il sistema avrebbe potuto avere influssi positivi anche nella vita civile, innanzitutto sugli aeroplani di linea. Al giorno d’oggi ci sono 30 satelliti in orbita, 24 dei quali devono funzionare contemporaneamente come minimo, e il GPS fa ormai parte della vita di tutti i giorni, tanto che ormai è quasi montato di serie su auto e telefonini.
Che siate esperti fungaioli, commessi viaggiatori o semplici geek che odiano le cartine stampate, il GPS ha una utilità indiscutibile: ci fa risparmiare tempo per trovare – o ritrovare – un luogo. Sicuramente al crescere della sua diffusione sono cresciute anche le richieste (più precisione, minore tempo di aggancio ai satelliti, cartografie più accurate), ma si è spesso perso di vista il punto di vista iniziale.
Negli ampi spazi statunitensi sbagliare un bivio poteva voler dire buttare via due ore di tempo prima di accorgersi dell’errore. Pur con dieci metri di scarto i primi utilizzatori facevano i salti mortali di gioia. Oggi viaggiando in città alcuni sistemi passano il tempo a ricalcolare continuamente il percorso, e come abbiamo detto in passato ci sono soluzioni quasi pronte per ovviare a questi problemi.
Una strada non segnalata ci fa imbufalire (anche se quella non è certo colpa del satellite) e per alcune persone i vantaggi sono certamente inferiori al costo sociale che il sistema gli impone. Alcuni poi vedono nella proprietà americana dei satelliti e della tecnologia un limite insormontabile: il disturbo del segnale non c’è più, e i sistemi civili e militari hanno la stessa precisione, però in caso di tensioni geopolitiche qualcuno sospetta che gli USA potrebbero “staccare la spina” al resto del mondo; per questo motivo Russia, Cina, India e anche l’Europa con Galileo si stanno attrezzando con un loro sistema proprietario.
Il che significa altri satelliti in orbita, almeno un centinaio, e altri soldi spesi: da quando il sistema GPS americano è stato avviato sono stati messi in orbita 53 satelliti, spesi 14 miliardi di dollari del 1995 e il costo annuale della piattaforma ammonta a 750 milioni.
Il GPS è un fondamentale accessorio della nostra vita quotidiana e come tanti suoi omologhi lo riteniamo necessario più per pigrizia che per reale necessità; c’è davvero il pericolo di dover tornare a usare una cartina geografica?