In Giappone i cellulari sono molto potenti, hanno grandi capacità di calcolo, connessioni veloci e schermi ad alta risoluzione. In Giappone esistono inoltre delle tariffe flat, grazie alle quali si possono inviare enormi quantità di sms ad un costo fisso.
Queste sono le pre-condizioni che hanno portato alla diffusione dei Keitai – i romanzi scritti e letti sul cellulare – ma da sole non ne spiegano l’enorme successo: tale da renderli, una volta stampati, dei best-seller da centinaia di migliaia di copie vendute.
Rin è il nome dell’autrice If you, poi c’è Mika con Il cielo dell’amore. Le autrici di maggior successo sono prevalentemente ragazze ventenni, mentre il pubblico non supera l’età dei 25 anni.
I romanzi sono scritti in forma di sms sequenziali, con un periodare estremamente sintetico e sincopato, descrizioni essenziali, caratterizzazione dei personaggi scarna, in linea con le possibilità offerte dallo strumento e con i gusti dei giovani lettori del genere.
In Giappone si discute se i romanzi per cellulari possano essere considerati un vero e proprio genere, e ci si chiede se un romanzo scritto su un computer, ma con la forma e lo stile di un romanzo per cellulari, abbia diritto a far parte di questo genere.
Quanto conta lo strumento con cui si scrivere per parlare di genere letterario?
E questo genere potrebbe mai attecchire in Europa e in Italia?