Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito (antico proverbio cinese).
Il mondo tecnologico è un pochino vittima di questo sempre attuale proverbio: spesso ci facciamo prendere da questioni assurde e – diciamolo – di poco conto rispetto a temi ben più ampi e importanti: “nel paese X l’adsl costa la metà”, “non riesco a saturare la banda in donwload, maledetti provider”, “con la morte di hd-dvd non c’è più concorrenza”.
Ovviamente ognuno ha le sue priorità, ma non dobbiamo mai dimenticare che il progresso tecnologico dovrebbe avere a cuore il miglioramento delle condizioni di vita del genere umano; tutto sommato se il mio nuovo telefonino non scarica come se fossi collegato via fibra ottica, non crolla il mondo; se invece Dean Kamen e la DEKA research riescono a completare la loro opera ci saranno un bel po’ di persone che un telefonino, uno qualunque, potranno finalmente usarlo.
Questo signore non è una persona qualsiasi: è colui che ha inventato il Segway, e forse questo biglietto da visita gli è servito a reperire i fondi necessari alla sua opera. Lui e la sua azienda stanno infatti terminando di sviluppare una nuova generazione di braccia robotiche destinate a rimpiazzare le odierne protesi mediche fisse e semi-mobili con veri e propri arti funzionanti; il braccio si chiama ironicamente “Luke’s Arm” e il riferimentoa Guerre Stellari è piuttosto esplicito. Attualmente il progetto è finanziato dal DARPA statunitense (l’agenzia per i progetti avanzati di ricerca nella difesa) per i veterani di guerra che hanno subito mutilazioni, ma è facile prevedere che con la discesa dei costi di produzione queste protesi potranno giovare a tutta la popolazione.
Dean Kamen ha passato due settimane in giro per gli Stati Uniti (dove ogni anno vengono richieste 6000 braccia artificiali) intervistando pazienti, dottori e tecnici per capire lo stato dell’arte delle protesi mediche e iniziare da lì a migliorarle: i tempi sembravano maturi, i processori sono abbastanza veloci e il consumo di energia ridotto, i materiali sono abbastanza leggeri da far arrivare il braccio robotico a pesare quanto un braccio vero. Inoltre Dean ha abolito la semplificazione che un braccio abbia 3 gradi di libertà (spalla, gomito e polso): ne ha 22. Il suo braccio al momento ne ha 18, ma a giudicare dal video è un balzo avanti fenomenale.
In ultimo il braccio può funzionare con o senza chirurgia: è controllato dalla muscolatura della spalla e risponde perfettamente al pensiero di “muovere il braccio” perché collegato agli stessi muscoli; inoltre fornisce una feedback alla persona quando si prende in mano qualcosa: più si stringe più il braccio vibra. Con l’ausilio della chirurgia queste sensazioni sono ancora maggiori.
Quando vedo questi progressi tecnologici sono contento di vivere nel mondo moderno, un mondo che si sforza di livellare verso la normalità persone sfortunate o con problemi, e sono contento che queste soluzioni arrivino dalla tecnologia, che tanto amo. Però siccome non sono un illuso so bene che questo stesso mondo è sempre pronto a sfruttare per scopi meno nobili la stessa identica tecnologia. All’ingresso del palazzo della DEKA research c’è una statua di Terminator al quale è stata applicata la stessa protesi che studiano. “un modo per ispirarci” dicono i dirigenti. Sarà…