Di tutto, di più. Fedele al suo payoff aziendale, la radiotelevisione italiana ci sorprende nuovamente con effetti speciali, questa volta esigendo il canone dai possessori di “qualunque apparecchio atto o adattabile alla ricezione”. Sono dunque inclusi gli improbabili TvFonini ma soprattutto i PC, che con adattatori USB, PCI o schede PCMCIA, sono in grado di ricevere la ricca e culturalmente elevata offerta di programmi RAI, nonché – senza alcun accessorio – i suoi straordinari servizi Internet.
Stando al servizio de La Repubblica, i toni della richiesta di pagamento per gli “inadempienti” – estratti fra coloro che disdicono l’abbonamento TV – ricordano l’epoca in cui fu scritta la norma oggi invocata per richiedere danaro ai contribuenti: 1938, anno XVI del fascio. Fra le minacce troviamo infatti il pignoramento della casa, dell’auto e altre simili amenità.
La questione dà un’idea piuttosto chiara della situazione in cui naviga la TV di stato, ma non manca di aprire un problema giuridico di qualche peso.
Il regio decreto in questione – nel 1938 si parlava di radio – viene non a caso utilizzato in tempi in cui la TV generalista è sempre più marginalizzata dalla diffusione di nuovi mezzi di comunicazione, da cui la RAI non ha ancora trovato modo di lucrare a sufficienza per saziare le sue ingorde casse.
A pensarci bene, ciò che la questione presente tocca, è il principio stesso di canone: senza correggerlo radicalmente sarà difficile uscire da questa impasse. Se infatti chiunque possieda una TV è tenuto al pagamento, come si può ritenere esente chi possiede apparecchi pur solo potenzialmente adatti a ricevere la programmazione RAI?
Sorprende a tal proposito che il Garante del contribuente per il Piemonte – citato nell’articolo de La Repubblica – proponga una sovrattassa da applicare ad ogni televisore acquistato, piuttosto che sollecitare l’abolizione dell’anacronistica istituzione del canone, da accompagnare ad un ormai inevitabile efficientamento dell’azienda, da molti ritenuta ricettacolo per eccellenza di amici e parenti di quella o quell’altra personalità, politica e non solo. Vivremo abbastanza per vederlo accadere?