Il mio rapporto con il mondo GNU/Linux è iniziato diverso tempo fa. Ricordo ancora i pomeriggi persi dietro alla configurazione di una Fedora Core 2 in dual boot con windows XP. Ricordo le lunghe attese per aggiornare tutti i pacchetti del sistema con la mia singhiozzante linea a 56 kbit/s. Ricordo le guide scaricate, le guide applicate e soprattutto le guide piene di comandi criptici e abbastanza incomprensibili.
Rimasi spaesato e allo stesso tempo affascinato da quel mondo così poco addomesticato. Prima di quella esperienza ero sempre stato “quello che ne sapeva di computer” per tutti gli amici e conoscenti. Poco importa se tale etichetta mi era stata appiccicata solo perché masticavo un minimo di pascal, avevo smontato alcuni PC da solo (!) o avevo formattato e reinstallato Windows sull’HD infestato di un amico.
Trovarmi a combattere con un nuovo sistema mi appassionava e ogni piccola e stupida scoperta mi sembrava una grossa conquista.
In questa schermata tutto quello che mi è bastato saper fare per essere considerato Guru dal 90% dei miei conoscenti :D
Col passare del tempo ho provato diverse distribuzione per fermarmi definitivamente su kubuntu dalla versione 6.06 alla 7.10. Ma come al solito la mia voglia di spostarmi e di scoprire qualcosa di nuovo mi ha fatto virare verso altri lidi. Precisamente verso Arch Linux.
Una distribuzione che mi ha accompagnato per ben 3 anni senza mai farmi sentire il bisogno di cambiare e senza mai lasciarmi a piedi. La semplicità come principio ispiratore mi ha completamente catturato, un wiki completissimo, la possibilità di avere un sistema sempre aggiornato senza dover eseguire avanzamenti di versione a scadenze fisse (tecnicamente è una distribuzione rolling release) e per finire una comunità di utenti e sviluppatori estremamente ristretta ma sempre pronta ad aiutarti.
Tutto ciò fino a 20 giorni fa quando ho deciso di fare un giro con la “vecchia fiamma” Ubuntu forse anche acchiappato dal suo cambio di vestito.
Il mio desktop di tutti i giorni (a parte il wallpaper che ho prontamente sostituito)
Questa volta mi sono imposto di provare il desktop environment Gnome dopo ben 5 anni di utilizzo dell’ “avversario” KDE. Per evitare di intasare i server nel periodo del rilascio di Lucid Lynx e magari segnalare qualche bug ho installato la Relase Candidate di Ubuntu.
Non pensavo veramente potesse andare tutto così bene. Sul mio vecchio e stanco laptop Toshiba tutto è filato liscio come l’olio. L’installazione è stata come da tradizione estremamente semplice e la fase di configurazione e personalizzazione dell’ambiente di lavoro è durata meno di 2 ore.
Per cercare di capire i passi avanti fatti da Canonical nella simbolica marcia che vorrebbe vedere chiuso l’ormai storico Bug N°1 mi sono imposto di non utilizzare il terminale per le operazioni di manutenzione e configurazione del sistema.
Come da un po’ di versioni a questa parte l’installazione di codec e plugin proprietari mi è stata proposta contestualmente al primo tentativo di lettura di un formato non supportato “out of the box”. Non ho dovuto fare niente di particolare per godere di tutti i miei contenuti multimediali.
Ubuntu Software Center: uno dei “pezzi” della nuova release che mi ha impressionato più positivamente
Ho molto apprezzato inoltre come è stata ripulita l’interfaccia dell’ Ubuntu Software Center. Ho sempre utilizzato con disinvoltura il gestore dei pacchetti da linea di comando o il software synaptic ma sinceramente adesso ne sento di meno il bisogno.
Cambiato lo sfondo viola melanzana con uno un po più vivace, installato compilatori vari (il fido interprete python c’è già), IDE e programmi per l’università ho iniziato ad utilizzare la distribuzione per le mie classiche attività.
Sembrerà strano ma sono contento di non dover aggiungere nient’altro alla mia mini recensione/esperienza.
Semplicemente ho installato un sistema operativo, l’ho reso più accogliente in poco tempo e sono diventato immediatamente produttivo. Non è forse questo che un buon sistema dovrebbe fare?