Che la politica di Oracle sia decisamente diversa da quella di Sun, penso sia fuori discussione e ormai l’avranno capito tutti. D’altra parte da un’azienda votata al lucro cosa ci si dovrebbe aspettare, se non pensare principalmente ai propri interessi e, di conseguenza, a quelli degli azionisti?
Non sorprende, pertanto, l’ultima mossa della casa di Redwood, la quale sta cercando di capitalizzare in tutti i modi l’acquisizione dell’ex colosso di Santa Clara con operazioni che, a seconda di come le si veda, possono far storcere il naso o imprimere un ilare segno facciale.
Perché domandare ben 90 dollari per un plugin che prima Sun permetteva di scaricare gratuitamente provocherà sicuramente reazioni ben diverse, che spazieranno dalla grassa risata allo stracciarsi le vesti, soprattutto andando a leggerne i termini (ordini minimi di 100 licenze) e rapportandolo al costo di una licenza Home & Student di Office (venduto a qualche dollaro in più).
Una chiave di lettura del gesto risulta estremamente difficile, specialmente per chi, come me, non mastica di economia, marketing e dintorni, per cui lascio le valutazioni di questo genere a chi ha competenze in materia, riservandomi qualche riflessione improntata principalmente al lato tecnico, com’è abitudine mia e della presente rubrica che curo.
Innanzitutto è bene sottolineare un elemento molto importante: il plugin in questione consente di importare ed esportare documenti nel formato OpenDocument (ODF, da qui in avanti) per la più che nota suite Office di Microsoft, ma Sun non ne ha mai rilasciato i sorgenti.
Il che suona abbastanza strano se consideriamo che Sun l’ha, invece, fatto per i suoi migliori gioielli, come Java e Solaris, fino ad arrivare a StarOffice che ha dato origine a quell’OpenOffice che, al momento, sembra il principale concorrente della suite “da ufficio” di quel di Redmond.
Pensare, pertanto, a un eventuale fork, come si sarebbe prospettato per MySQL nel caso in cui Oracle avesse voluto affossarlo (chiaramente a beneficio del suo engine SQL), è impossibile e, viste le premesse, dubito che l’attuale proprietaria abbia intenzione di rilasciarli.
Poco male, si dirà: Office 2007 offre già un plugin allo scopo. Peccato che contempli soltanto la versione 1.1 (che comunque aggiunge ben poca roba rispetto alla 1.0, essendo più che altro un “bug fix”) del formato, mentre il plugin di Oracle supporta fino all’ultima versione, la 1.2, che, però, non è stata ancora ratificata da ISO, trovandosi in fase di revisione.
In verità nemmeno la versione 1.1 è stata standardizzata (a causa delle leggere differenze con la 1.0, il comitato promotore ha optato per non perdere altro tempo e risorse, puntando dritto al suo successore), quindi al momento l’unico formato che si può fregiare della parola “standard” rimane il primo, in attesa che le più corpose modifiche della 1.2 vengano finalizzate e trovino lo stesso sbocco.
Quest’ultimo, però, ha già trovato piena applicazione proprio in OpenOffice, che a partire dalla 3.0 l’ha adottato come formato predefinito per il salvataggio dei documenti. In passato a partire dalla 2.3.1 aveva, invece, impostato la versione 1.1 di ODF come formato di default.
Il risultato è che al momento sul mercato c’è Office 2007 che permette di salvare documenti nel formato 1.1, le versioni più vecchie di OpenOffice che fanno altrettanto, mentre quelle più nuove adottano già da tempo la 1.2. Una situazione non proprio ideale dal punto di vista dell’interoperabilità (che poi era anche l’obiettivo principale per cui questo formato è nato ed è stato caldeggiato).
Deprecabile rimane l’adozione di standard non ancora ratificati, che ha contribuito a questo caos. Sebbene la versione 1.1 sia praticamente compatibile con la 1.0 a causa delle piccolissime differenze che sussistono fra le due, Microsoft avrebbe dovuto adottare esclusivamente quest’ultima, ignorando tutto il resto.
Inoltre se gli sviluppatori di OpenOffice volevano aggiungere il supporto alla 1.2, avrebbero potuto benissimo farlo, ma senza impostarlo come default e avvisando anche l’utente che non si tratta di un formato standardizzato, lasciando quindi il primo predefinito per conservare i dati degli utenti.
Si tratta, purtroppo, di leggerezze che hanno ripercussioni non di poco conto, che non giovano sicuramente né alla diffusione di questo giovane formato né all’utenza che deve scambiarsi documenti di questo tipo. Certamente giova ancora meno lo stratosferico prezzo della soluzione di Oracle, di cui non prevedo certo elevati volumi di vendita…