In questo nuovo venerdì dedicato all’informatica d’autore e alle sue tante rivoluzioni mancate, ci apprestiamo ad parlare di un computer che nella storia informatica rappresenta al contempo una pietra miliare e la fine di un sogno: l’Amiga 4000, ultimo colpo di reni di una piattaforma che avrebbe – non certo negli anni ’90, quando il futuro era già più o meno deciso – potuto asfaltare il Macintosh, o perlomeno esserne un formidabile rivale.
In questo pezzo, che si avvicina alla conclusione della saga che Appunti Digitali ha dedicato alla piattaforma hardware Amiga – perlomeno, alla sua parte sviluppata dal dream team capitanato da Jay Miner e poi dalla Commodore – analizzeremo l’Amiga 4000 in una prospettiva storica e competitiva, con accenni alla parte tecnica, per la quale rinvio comunque agli ottimi approfondimenti di Cesare.
Prima di proseguire desidero precisare la ratio del titolo: Amiga 4000 è qui considerato l’ultimo della specie in quanto è con esso che tramontano le prospettive della piattaforma, trascinata nel baratro dalla crassa incompetenza della Commodore.
Il successivo A1200 (non parliamo nemmeno del CD32), sebbene di qualche popolarità, a mio avviso non aggiunge né toglie nulla all’epopea della piattaforma concepita dal grande Jay Miner.
Amiga 4000 (09/1992), successore del 1000, 2000, 2500, 3000, raccoglie lo scettro di ammiraglio della gamma Amiga dedicata al mercato professionale: una gamma composta da computer potenti ed espandibili, con funzionalità avanzate e prezzi ovviamente non calibrati sul segmento consumer.
Nel pezzo dedicato all’Amiga 3000, abbiamo sottolineato come, fin dai primissimi anni ’90, le crescenti difficoltà economiche costringessero la Commodore a compromessi sulla progettazione delle proprie macchine. Se già A3000 era equipaggiato con un chipset grafico non proprio allo stato dell’arte (ECS), A4000 dovette fare i conti con tagli ancora più drastici rispetto ai progetti del geniale Dave Haynie.
In questo senso, il sistema che avrebbe potuto e dovuto essere la punta di diamante della Commodore per gli anni ’90, fu molto ridimensionato rispetto al progetto Amiga 3000+, a fronte della necessità di tagliare di costi di sviluppo e arrivare sul mercato al più presto con un prodotto “decente”.
Senza dilungarmi in dettagli, il motivo alla base di questa crisi, e delle relative conseguenze, è interamente attribuibile al management della Commodore, che fra sprechi di risorse, una cattiva gestione marketing, uno scarso controllo sulla filiera distributiva, si trovò presto ad affrontare pressanti problemi nei flussi di cassa, che nel 1994 la portarono alla bancarotta – malgrado la domanda ancora sostenuta e l’elevato potenziale della piattaforma.
A differenza di veri “mostri” come l’Amiga 1000 – in relazione all’anno del suo lancio – Amiga 4000 non può vantare una leadership tecnologica altrettanto marcata. In ragione delle citate difficoltà economiche, il suo percorso di sviluppo è infatti estremamente travagliato e passa per successivi tagli nelle varie versioni non rilasciate. Anche lo scenario competitivo è in rapida evoluzione, col lancio di sistemi Mac e PC sempre più potenti basati e l’arrivo imminente di Pentium e PowerPC.
Con il progetto A3000+ cassato dalla dirigenza Commodore, il chipset grafico avanzato AAA che segue la stessa sorte a favore del più limitato AGA, l’interfaccia SCSI a 32 bit che cede il posto a un’interfaccia IDE a 16 bit, il vetusto chip Paula ancora delegato alla gestione del suono, Amiga 4000 si presenta sul mercato l’11 settembre 1992 presso il World of Commodore di Pasadena, al prezzo di $ 3699 per la versione con CPU 68040 a 25 Mhz (ne verrà lanciata anche una versione 68030 a circa $ 2400).
Se, invece che con i progetti del geniale Haynie, confrontiamo A4000 con la concorrenza Mac e PC, scopriamo tuttavia un computer competitivo coi cloni PC basati su 486 e gli stessi Mac Quadra, che hanno prezzi d’accesso quasi doppi per configurazioni hardware simili (con l’eccezione del bus SCSI impiegato sui Mac dell’epoca).
Estremamente espandibile, ragionevolmente veloce ed economico, Amiga 4000 conquista presto un suo mercato di nicchia, anche in forza di un OS capace di pre-emptive multitasking – una feature che distingue Amiga fin dal primo modello, il 1000 (1985), e che su piattaforma PC e Mac arriverà rispettivamente nel 1995 e 2001.
Anche la NASA lo adotta estensivamente per la gestione delle missioni Shuttle, malgrado l’esistenza di più potenti sistemi basati su CPU PowerPC G3 e Pentium, proprio in forza del multitasking.
L’eredità dell’Amiga 4000 va oltre il fallimento della Commodore nel 1994: la Escom, società che acquisisce parte degli asset Commodore, riprenderà il design Commodore di una versione tower di A4000 e ne produrrà una versione aggiornata (A4000T), sempre con bus SCSI ed IDE integrati sulla scheda madre ma con CPU 68060.
Numerosissimi A4000, opportunamente espansi sul fronte video, CPU (fino a 68060 e PPC 604) e con quantitativi di RAM esorbitanti (fino a 128 MB ed oltre), sono poi installati presso studi di produzione video, grazie a quello straordinario componente hardware che è il Video Toaster e ad una ricca gamma di software dedicato alla postproduzione video.
Le feature tecniche di Amiga 4000 non sono tuttavia sufficienti per oscurare, nella memoria del vero nostalgico informatico, quel fenomeno che avrebbe potuto essere A4000 se solo la gestione Commodore fosse stata meno incapace e più consapevole del potenziale tecnico della sua piattaforma.
D’altronde anche A4000, così come lo abbiamo conosciuto, avrebbe potuto tenere a galla la Commodore in attesa di tempi migliori, se solo la gestione finanziaria dell’azienda non fosse stata più bucata di certi acquedotti italiani.
Tutto questo non fu, e, più che l’onore di un grande pedigree, ed Amiga 4000 porta in sé le tracce d’infamia lasciate da quel branco di avidi incompetenti che furono i manager Commodore, reali fautori di quella singolare congiuntura che ha portato, anno dopo anno e con un lavoro che pare quasi premeditato, alla scomparsa di una delle piattaforme più avanzate mai apparse sullo scenario informatico.