Kizuna Encounter. Vi dice qualcosa? Se invece nomino Fūun Super Tag Battle? Niente? Sono in realtà lo stesso gioco, nelle due versioni PAL e NTSC-J.
Magari l’avrete visto distrattamente nelle sale giochi o bar intorno alla metà degli anni ’90 accanto a tutti gli altri beat’em up che fecero la fortuna del Neo Geo.
Non ha certo segnato uno stravolgimento nella “linea di sangue” dei picchia duro ma vale la pena spendere due righe su un paio di dettagli tecnici e per il fatto che la sua quotazione si attesta su cifre a quattro zeri.
La prima volta che ci giocai era credo il 1997, durante una delle più classiche vacanze organizzate dalla scuola. Appesi gli sci momentaneamente al chiodo, il nulla cosmico abbelliva le piste da neve in cui spiccava la solita baita con qualche cabinato sparso qua e là nel locale.
A prima vista niente di nuovo sotto il sole: un picchia-picchia in pieno stile SNK con mosse speciali, la solita trama scontata in realtà accessorio o scusa per prendere il joystick in mano e cominciare a menare, virtualmente, le mani.
Guardando attentamente però mi resi conto che qualcosa di particolare c’era.
In primis furono i personaggi ad attirare la mia attenzione. Abituato ai superclassici come Street Fighter II dove, tutto sommato, sì sono stati assemblati un plot di esponenti degli stili di combattimento più disparati e sparsi per il mondo, ma le tecniche eseguibili si assomigliano (le onde energetiche, i calci di Chun Li, i pugni di Honda e via discorrendo) una presenza come quella del pagliaccio da circo, in arte Joker, fa effettivamente…strano.
E non è il solo. Hayate,l’alter-ego di quel che nella vostra immaginazione potrebbe essere Ryu, utilizza un boomerang come arma principale del suo arsenale. Un boomerang? Boh, mai visto prima.
Ci sono i classici ninja antagonisti, Mezu e Gozu.
Gordon Bowman, una via di mezzo tra Zangief (notare il pelo in evidenza, molto tamarro, sul petto) ed il poliziotto Edi di Final Fight.
Nicola Zaza è un ragazzino che sfoga la sua incredibile intelligenza e gli istinti omicidi con indosso una tuta che gli conferisce determinati poteri.
Rosa, una delle due presenze femminili del gioco, sembra una via di mezzo tra la Demi Moore di Soldato Jane (pataccata indicibile del beneamato Ridley Scott) e Rambo, ma corredata di una katana, che al giorno d’oggi può sempre servire.
Se vogliamo essere puntigliosi non è certo tutta farina del sacco del team di sviluppo che ha curato Kizuna Encounter.
Si tratta effettivamente di un mix, a mio parere ben riuscito, tra rivisitazioni di personaggi già visti ed effettive novità.
Kim Sue sembra il gemello del Kim Kapwhan, celebre icona dell’immarcescibile Fatal Fury.
Chung Paifu, il nonnetto arzillo con cappello all’americana e bastone assomiglia notevolmente al Maestro Muten, di “dragonballiana” memoria.
Gli stessi ninja, seppur muniti di artigli alla Vega (lo spagnolo di Street Fighter), sono un po’ la riedizione di Scorpio e Sub-Zero.
Nicola dal viso e colore dei capelli ricorda enormemente il colonnello bambino di Spriggan, piccolo manga capolavoro poi portato nel territorio dell’animazione con l’omonimo OAV.
Piccole citazioni che rendono omaggio alla tradizione d’intrattenimento nipponica.
Ma oltre a Marco Bariadrid, il Joker ispirato dal criminale di Streets of Rage 2, anche uno dei due villain del gioco, King Lion effettivamente mostra spunti di originalità.
Disegnato come una sorta di gladiatore moderno, con tanto di spadone, è non solo uno dei personaggi più letali del gioco ma anche l’organizzatore del torneo a cui dovrete partecipare.
Dal punto di vista visivo colpisce per la dimensione notevole degli sprite, sullo scia di quel è stato forse il capostipite e cioè Art of Fighting.
I colori pastello definiscono il character design abbastanza semplice voluto dal devteam il quale fece però un grosso lavoro soprattutto sul motore grafico, in grado di spostare gli oggetti all’interno dello schermo senza rallentamenti e offrendo inoltre effetti di zooming non così banali per l’epoca.
Originale anche il tentativo di spostare il focus della telecamera proiettata all’inizio dei combattimenti sul palco esterno al ring come avviene negli incontri di lotta moderni (wrestling, K1, catch…) per aumentare la suspance dei telespettatori.
La colonna sonora non è certamente dello stesso livello e sembra sia stata assemblata frettolosamente senza particolare cura, ripagata però dalla giocabilità del titolo.
I personaggi sono bilanciati, le mosse variegate con la possibilità di effettuare anche delle combo abbastanza complesse; non aspettatevi ovviamente le combinazioni alla Killer Instinct ma “piuttosto che niente, meglio piuttosto” come dice un amico.
Ed a differenza della stragrande maggioranza dei beat’em up 1-on-1 fu introdotto il concetto di Tag Team, come avviene nel wrestling. Ci si affronta in coppia con la possibilità “anytime” di cambiare il proprio personaggio controllato.
Questo non solo aggiunge varietà al combattimento ma necessita di particolare attenzione nel gestire le barre di energia perché la capitolazione di uno dei due porta automaticamente alla sconfitta.
Il gioco rimase quasi esclusivamente confinato all’interno del territorio del Sol Levante e degli Stati Uniti.
Anche per questo la versione PAL europea ha superato la quotazione di 10000 dollari (si suppone tra i 12 mila ed i 16 mila). Si suppone perché se ne vedono talmente pochi in giro per cui è effettivamente difficile fare una stima attendibile.
La leggenda narra in realtà di un incendio che distrusse quasi tutte le copie importate per il Vecchio Continente, riducendone ad una decina in tutto. Ora dovrebbero attestarsi a sole cinque.
Uscito nel 1996, seguito e migliorato rispetto a Savage Reign (e poi portato insieme a quest’ultimo in una compilation per PS2), seppur molto meno altisonante dei pezzi da novanta SNK come Fatal Fury, Art of Fighting, Samurai Shodown o The King of Fighters, merita uno sguardo.