Il Regno Unito torna a fare parlare di sé in tema di pirateria, questa volta in relazione al classico problema dei download illegali da internet di materiale protetto da copyright.
Il Governo inglese sembra infatti intenzionato a varare la legge dei c.d. “tre stadi” per combattere il fenomeno della pirateria, che genera tante pressioni dalle case discografiche e mette in imbarazzo gli ISP.
La proposta prevede, appunto, tre stadi per affrontare le situazioni anomale. Laddove l’ISP rilevasse un uso illecito della connessione, dovrebbe prima dissuadere tramite email l’utente dal ripetere il comportamento; nel caso questo venisse reiterato scatterebbe la sospensione temporanea della connessione e, infine, laddove l’utente continuasse a trasgredire la legge l’ISP sarebbe obbligato a interrompere definitivamente la fornitura di connettività.
La scelta deriva dal fatto che si calcola che in Regno Unito almeno sei milioni di utenti internet scarichino illegalmente canzoni, video e film. Si stima che nelle ore notturne il 95% del traffico internet sia interamente da attribuire ad attività di scambio files.
I quattro maggiori ISP inglesi (British Telecom, Tiscali, Orange e Virgin) hanno tentato di avviare negoziati con le compagnia discografiche per arginare il fenomeno, ma le trattative si sono arenate perché queste ultime hanno preferito spingere per una soluzione radicale.
Accolgo con grandi perplessità questa proposta di legge che mi pare, sotto il profilo tecnico, di difficile applicazione. A meno che non si monitori non solo il tipo di traffico, ma anche il contenuto, è facile immaginare situazioni di confusione tra traffico effettivamente illegale e traffico legale. Non dimentichiamoci, infatti, che il P2P non necessariamente è sinonimo di illegalità. Tramite eMule, ad esempio, posso scaricare una distribuzione di Ubuntu Linux, restando nella piena e totale legalità.
Spero che le autorità e il Governo inglese vengano a più miti consigli e cerchino soluzioni alternative, che secondo me vanno individuate più sul piano dell’offerta commerciale che sull’intervento dello Stato. Ormai molta gente percepisce la musica e i film come qualcosa di gratuito: per convincerli a pagare per averli non servono le leggi, ma una proposta commerciale accattivante.
Pensiamo, per esempio, ad iTunes che ha reso comprare la musica legalmente molto più divertente, sicuro e facile che scaricarla illegalmente via P2P. Abbassando ancora i prezzi, proponendo business model alternativi e coraggiosi (come flat, abbonamenti, ecc.) si otterrebbero molti più risultati, a vantaggio di tutti.