La “dottrina Google” sulla Cina, sembra non riscuotere molte adesioni fra i colossi tecnologici americani. Dopo che Microsoft ha fatto capire che a mollare la Cina non ci pensa proprio (fonte: Reuters) così come MySpace, e Twitter che starebbe preparando lo sbarco (qui una nostra analisi), anche Facebook starebbe valutando l’ingresso nel mercato cinese, senza alcuna pregiudiziale “etica”, come sostenuto nel commento dei resposabili del social network circa la notizia diffusa da Marketwatch qualche giorno fa:
We are interested in China, just as we are many other countries, and while we are studying and learning about them all, we have no specific plans for China at this time.
Pur prendendo per buona la smentita di Facebook circa l’imminenza di uno sbarco in Cina, in questo momento non sembra che l’azienda fondata da Mark Zuckerberg abbia alcuna intenzione di seguire la strada “etica” tracciata da Google.
D’altronde come potrebbe Facebook, di fatto ancora una startup, giustificare la decisione di escludere il più grande ed esplosivo mercato Internet al mondo davanti ai suoi investitori?
Lungi dall’avere a che fare con l'”etica”, la questione Facebook Cina ha a che vedere con la strategia aziendale: cosa dovrebbe diventare Facebook per soddisfare i requisiti censori imposti dal governo cinese? Come dovrebbe cambiare la user experience del sito per evitare lo scontro frontale con l’autorità governativa?
Per farlo (come racconta Business Insider) FB dovrebbe probabilmente snaturarsi, attuare una strategia di “walled garden” rispetto al resto del mondo – per poi magari vedersi superare da un competitor cinese col bollino di stato.