Dopo aver prodotto abbastanza pellicole da avere scorte per tutto il 2009 il gruppo Polaroid chiuderà definitivamente gli stabilimenti di produzione delle pellicole per le omonime macchine fotografiche istantanee. Un altro segno del progresso che avanza, un altro segno dell’analogico che soccombe al digitale.
La macchina fotografica istantanea Polaroid è nata nel 1948 ed è presto divenuta uno degli strumenti fotografici più romantici e affascinanti della storia fotografica: la portabilità della macchina, unita alla possibilità di visualizzare subito (dopo qualche minuto) la foto scattata ne facevano uno strumento molto pratico. Ma la chimica intrinseca dei fogli Polaroid ne faceva anche un buono strumento creativo, e con tagli, graffi ed esposizioni alla luce era possibile fare scatti molto strani, o riutilizzare alcune pellicole per stampe successive. E’ abbastanza evidente che il digitale moderno si sovrappone in modo molto forte a queste due peculiarità: vedere subito la foto (e poterla eventualmente scattare di nuovo) e poterla modificare con fantasia abbastanza facilmente. Anzi, possiamo dire che le moderne mini-stampanti (che io chiamo “da passeggio”) tipo la Canon Selphy 501 o la stessa Polaroid PP46d siano ispirate allo stesso principio dello scatta-e-stampa tipico delle Polaroid.
C’è però un fattore che il digitale ancora non può riprodurre, ed è la combinazione delle due peculiarità. Non si può scattare e fare modifiche durante lo sviluppo come si faceva con le Polaroid, le due cose sono esclusive: o si stampa immediatamente o si aspetta Photoshop a casa per le modifiche. Sempre finché non doteranno direttamente le fotocamere di software serio di fotoritocco, perché gli esperimenti attuali sono ancora acerbi. Solo allora la morte della Polaroid sarà definitiva e potremo considerare un’altra vittima della guerra analogico-digitale. Nel frattempo conviene fare scorta di pellicole.