Una delle soluzioni che si pensano utili per combattere il riscaldamento del pianeta sono i combutibili biologici, che sostituiti a quelli fossili consentirebbero di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2.
Effettivamente è vero, si calcola che un’auto alimentata con biocombustibile derivato dal mais emetta il 22% di CO2 in meno rispetto ad un’auto tradizionale. Ciò che finora non si è tenuto in debito conto – tranne che su AD! – sono le conseguenze sull’ambiente, che potrebbero essere ben più dannose.
Interi paesi, come il Brasile, hanno da tempo spinto moltissimo sui combustibili fossili, guadagnandosi il plauso internazionale. Oggi in Brasile qualsiasi auto nuova per legge deve essere alimentabile con i biocombustibili. Peccato che per far fronte alla crescente domanda di questi nuovi carburanti, gli agricoltori non si limitino più a coltivare mais nei terreni incolti e a convertire le coltivazioni di grano – causandone la drammatica impennata del prezzo – ma si siano spinti persino a deforestare le belle foreste brasiliane.
Anche nel resto del mondo il problema è analogo, si convertono piantagioni ad uso alimentare o di altre colture locali, alla coltura del mais, e il costo, in termini di emissioni di CO2, di queste operazioni è talmente elevato da vanificare il vantaggio finale di minore emissione dall’auto del consumatore.
Insomma, produrre biocombustibili pare inquinare molto di più che produrre combustibili fossili, almeno all’inizio, e per recuperare questo enorme surplus di CO2 occorrerebbero decenni di utilizzo di biocombustibili. Una sconfitta totale, dunque?
Non proprio, gli scienziati continuano a sostenere che i biocombustibili siano un ottimo aiuto alla salute del nostro pianeta, ma suggeriscono percorsi alternativi e più prudenti per la coltivazione. Inoltre si pensa già a biocombustibili più efficienti e più ecologici anche in fase di produzione, come ad esempio ricavare energia e combustibili dai rifiuti organici delle coltivazioni.
Questa indagine dimostra ancora una volta quanta strada ci sia ancora da fare nella lotta per salvare il pianeta da una certa fine e, soprattutto, fa capire come molto spesso i governi, ansiosi di guadagnare “primati” o fare proclami, abbraccino frettolosamente soluzioni delle quali non si è ancora verificata l’efficacia. Una soluzione è tale se, per risolvere un problema, non ne crea altri e per verificare ciò non basta osservare il risultato immediato (minori emissioni dall’auto), ma va studiata tutta la filiera di produzione e le conseguenze sociali che essa comporta.