Superato il Lunedì di Pasqua molti di voi, come me, si staranno riprendendo dalle abbuffate dei giorni scorsi.
Ebbene, ho deciso di dedicare questo post a consolarvi ed incoraggiarvi a continuare, perché cucinare e mangiare piatti elaborati potrebbe essere il segno distintivo che rende gli esseri umani diversi dai loro antenati primati.
Per lo meno questo è ciò che pensa Richard Wrangham nel suo libro “Catching Fire. How Cooking made us human“.
Che le abitudini alimentari abbiano influenzato notevolmente l’evoluzione della nostra specie è un dato di fatto. L’introduzione della carne nell’alimentazione, per esempio, ha fatto si che il fabbisogno energetico venisse raggiunto molto più velocemente, lasciando molto tempo libero all’uomo per dedicarsi ad altre attività.
Mangiando solo verdura e frutta, infatti, l’uomo avrebbe dovuto passare la stragrande maggioranza del suo tempo a mangiare, per poter raggiungere l’apporto calorico necessario alla sopravvivenza e alle attività fisiche necessarie. Questo, assieme alla maggior disponibilità di proteine, ha anche contribuito notevolmente allo sviluppo del cervello, aumentandone il peso.
Il cervello, infatti, utilizza quasi un quarto del nostro fabbisogno calorico totale in stato di riposo. Ma Wrangham non si ferma qui: secondo lui è proprio l’introduzione della cucina che ha dato la spinta necessaria per l’evoluzione dell’uomo. Infatti per poter mangiare la stessa quantità di calorie in frutta e verdura cruda l’uomo avrebbe dovuto mangiarne circa 5 chili al giorno, passando almeno sei ore al giorno a masticare.
Vediamo dunque quali sono le motivazioni di Richard Wrangham e perché l’introduzione di cibi complessi sia così importante per l’uomo.
Le proteine rappresentano i mattoni fondamentali per lo sviluppo del corpo umano. È parte dell’immaginario collettivo di tutti la consapevolezza che atleti professionisti debbano seguire una dieta più ricca di proteine della norma, per riuscire a sviluppare maggiormente la muscolatura.
Questo è senz’altro vero, ma le proteine non servono solo a questo, ma anche allo sviluppo di organi e muscolature meno visibili, come gli occhi, il cuore o il cervello. È vero anche che le proteine sono presenti anche in diversi tipi di vegetali, come per esempio i legumi. Il problema è che le proteine non sono tutte uguali.
Vi sono quelle dette “complete” e quelle “incomplete”. Quelle complete contengono tutti gli aminoacidi essenziali, che sono di estrema importanza perché il corpo umano non è in grado di sintetizzare autonomamente ed è quindi costretto ad assumerle tramite il cibo. Le proteine di origine vegetale, non sono mai complete, quindi non contengono questi amminoacidi essenziali. I vegetariani, quindi, dovrebbero sempre stare attenti ad introdurre proteine di tipo animale, per esempio mangiando uova o latticini.
Sembra quindi che l’introduzione della carne nella dieta umana abbia segnato in qualche forma il passaggio tra Australopiteco e Homo Erectus. Non basta però. Wrangmham nota come questo non basti a giustificare il fatto che gli ominidi più evoluti avessero denti più piccoli e mascelle meno possenti. Lo scienziato ritiene che la carne abbia segnato il passaggio a Homo Habilis, quasi mezzo milione di anni prima.
Ma il passaggio a Homo Erectus lo si deve a qualcosa di diverso: la cucina. Infatti cucinare il proprio cibo lo rende più facilmente ingeribile, necessita meno sforzo nella masticazione e nella digestione stessa, rendendo anche più efficiente l’apporto energetico. Si fa meno fatica a digerire un cibo cucinato, e di conseguenza si assumono più calorie. Il professor Stephen Secor, dell’università dell’Alabama ha dimostrato questo fatto utilizzando dei serpenti pitoni. I pitoni, quando ingeriscono del cibo, passano fino a sei giorni in stato di assoluta immobilità, concentrando tutte le loro energie nella digestione. Secor ha notato come il cibo cucinato necessiti fino al 24% di energia in meno per essere digerito.
La cucina non ha aiutato solo da un punto di vista prettamente fisico, ma ha avuto anche un grande impatto sociale nella vita dell’uomo. Innanzi tutto, centralizzando il ruolo della casa, e in particolare della cucina, come nucleo sociale fondamentale. Anche le suddivisioni sociali all’interno della famiglia sono state supportate dall’introduzione della cucina: la suddivisione dei compiti aiuta ad aumentare l’efficienza della famiglia (e di conseguenza della società).
Sebbente questa conclusione sembri del tutto logica e plausibile, è di difficile dimostrazione, poiché i resti di cibo e del fuoco tendono a degradarsi rapidamente. I resti archeologici più antichi che dimostrano l’utilizzo del fuoco risalgono ad appena 800.000 anni fa. Anche la metodologia con cui la cucina sia entrata a far parte della vita dell’uomo non è del tutto chiara. L’ipotesi più plausibile è che sia avvenuto in modo del tutto casuale: un uomo che mangiava vicino al fuoco ha probabilmente lasciato cadere il cibo, e si è reso conto come migliorasse sensibilmente dopo essere stato cucinato.
Quindi, in conclusione, non abbiate troppi rimorsi dopo l’uno-due di Pasqua!