Premessa: Microsoft non è qui citata in qualità di “azienda cattiva”, feroce monopolista o quant’altro certo folklore tecnologico abbia costruito – spesso più su basi fideistiche che logiche – attorno all’immagine del colosso di Redmond. Si cita Microsoft come un’azienda che negli ultimi anni ha avuto difficoltà nel rinnovare la propria offerta, rimanendo sostanzialmente ancorata ai mercati che da decenni alimentano le sue ricche casse.
È esattamente in questa direzione che mi pare si sviluppi un parallelismo fra la situazione di Google e quella in cui MS si trova da tempo. Una situazione che non è corretto definire di stallo – entrambe le aziende continuano ad innovare e a lanciare nuovi prodotti/servizi – ma che comunque si traduce nella difficoltà a conquistare terreno su mercati molto promettenti, che aziende concorrenti hanno occupato prima e meglio.
Ed anche, come vedremo, in crescenti “assalti” nei confronti del mercato pubblicitario online, che Google tiene ancora saldamente in pugno.
Il social networking è il primo campo in cui Google – azienda miliardaria già all’alba del fenomeno – inizia ad accusare un ritardo considerevole rispetto al “neonato” rivale, Facebook. Un sito dove gli utenti spendono molto tempo e che, recentemente, ha superato la stessa Google negli USA, come primo sito in quanto a visite (fonte: Hitwise).
Google Buzz, il “mashup” fra Gmail e funzioni social, nel frattempo sembra non decollare (qui un contributo al riguardo di TechCrunch), mentre si addensano sul servizio le preoccupazioni del Congresso statunitense (fonte: ArsTechnica) a fronte di quelle che vengono ritenute pericolose implicazioni sul fronte privacy (consiglio un’interessante analisi di Stefano Quintarelli al riguardo).
La popolarità di Facebook e le modalità in cui gli utenti partecipano e interagiscono nel social network, inizia a gettare un’ombra sinistra anche sul presidio di Google nel mercato pubblicitario online: l’azienda fondata da Mark Zuckerberg inizia infatti ad affilare i suoi strumenti pubblicitari e la dimensione della sua user base potrebbe presto trasformarla un colosso anche in quel settore. Senza dimenticare il meno abnorme ma comunque significativo successo di Twitter nel mondo real-time, un settore che Google ancora fatica ad occupare con risorse proprie.
Nel frattempo, dopo l’acquisizione del network Quattro Wireless, anche Apple sembra determinata ad entrare prepotentemente nel mercato pubblicitario ed in molti si attendono che la prossima ventura piattaforma iAd arrivi il 7 aprile (subito dopo il lancio di iPad) con quell’approccio “disruptive” che ha fatto la fortuna di Apple dopo il ritorno di Steve Jobs.
C’è di più: attorno a Google va concentrandosi anche l’attenzione dell’autorità antitrust Europea (un approfondimento su ArsTechnica) la quale, dopo la segnalazione di alcune aziende, sta analizzando attentamente la neutralità del primo motore di ricerca rispetto ad aziende competitor.
La posizione dominante di Google nel mondo della ricerca, pone infatti l’azienda in condizione di ostacolare i suoi competitor alterando gli algoritmi di ricerca in modo mirato: è questa l’accusa rivolta dalle aziende che hanno presentato esposto all’antitrust europeo – fra le quali c’è anche la prima e più importante “vittima” di quella stessa autorità, Microsoft.
A queste brevi considerazioni si somma un fattore che rafforza l’analogia con MS: la capacità di capitalizzare l’innovazione. Prima di Buzz, imponenti annunci hanno riguardato prodotti di utilità dubbia e posizionamento di mercato ambivalente. Senza tornare troppo indietro basta ricordare Chrome OS e Wave ma anche Nexus, un progetto ambizioso e costoso, la cui rilevanza sul mercato è ancora molto marginale – ma se avesse successo che ne direbbero Motorola e HTC tanto per nominarne due?
Sempre procedendo in ordine sparso e senza pretesa di esaustività, aggiungiamo alcune opportunità mancate da Google di cui i competitor certo approfitteranno: in primis il caso cinese, ma anche il muro contro muro con gli editori, e un certo malcontento fra i fruitori del servizio Adsense.
Senza dimenticare i problemi legati a Youtube, il colosso del video streaming acquisito da Google nel 2006 per 1.65mld – malgrado avessero già “in casa” Google Video – ancora nel mirino dell’autorità giudiziaria in seguito alle denunce delle major circa presunte consapevoli e reiterate violazioni del copyright al fine di incrementare il traffico sul sito (qui un’analisi di Stefano Quintarelli). Inutile dire che in caso di sconfitta legale e conseguente maxi-risarcimento, il senso dell’intera impresa Youtube finirebbe ampiamente ridimensionato, come ipotizzavo all’indomani dell’acquisizione.
Tutto ciò visto e considerato, la posizione di Google oggi mi ricorda molto quella di Microsoft: un’azienda che – malgrado un ampio vantaggio – sul core business sostiene una concorrenza sempre più serrata e agguerrita e, nel frattempo, disperde molte energie innovative in progetti inconcludenti, fuori tempo massimo o semplicemente non in grado di intaccare leadership consolidatesi al di fuori dei propri confini.
A ciò si somma, come nel caso di Microsoft, un andamento non più brillantissimo del titolo azionario di Google: fattore questo che potrebbe costringere prima o poi ad una brusca inversione di rotta e ad un immediato taglio di quei tanti progetti laterali in beta perenne o quasi, su cui tante risorse il colosso di Mountain View ha investito negli ultimi anni.
Dopo Microsoft, la teoria secondo cui un leader di mercato ha più da perdere che da guadagnare, pare verificata anche nel caso di Google: un’azienda che, come MS, mostra difficoltà nel diversificare le proprie fonti di guadagno.
Microsoft però sta reagendo, perlomeno sull’esecuzione del suo core business: Windows 7 è un prodotto decisamente ben riuscito, Windows Phone mostra un ottimo potenziale, Office 2010 farà forse dimenticare le magagne della versione precedente, offrendo un’interessante proiezione sul cloud.
Quali saranno le prossime mosse di Google? Dopo Android, vedremo altri progetti di successo, e quando?