Negli anni 70 andare al cinema era una questione abbastanza semplice: si entrava in sala, ci si godeva il film, e quando si usciva si parlava del regista, degli attori, della fotografia, del pathos e della storia. Discussioni più o meno approfondite e argute su un numero relativamente limitato di argomenti. Poi vennero gli effetti speciali, intendo quelli seri e costosi, e si introdusse un ulteriore elemento da valutare. Al giorno d’oggi però la faccenda si è un tantino complicata, e la dimostrazione è che per la seconda volta scrivo un post sulla tecnologia dopo aver visto un film – in questo caso Cloverfield – e per la seconda volta in pochi giorni parliamo di effetti speciali digitali.
“i fan non facevano altro che irrompere sul set con telecamere e macchine fotografiche”, perché il mostro è stato tenuto segreto ad arte e la curiosità era molto forte tra coloro i quali aspettavano questo film, prodotto dalla stessa mente dietro al serial Lost. Il problema è che ormai siamo nel 2008, Carlo Rambaldi è stato un grande negli effetti speciali ma ha fatto il suo tempo, e la predominanza del computer è ormai assoluta. Cosa speravano di fotografare questi fan? un modellino del mostro? una sua versione ad altezza umana? La frase di quell’articolo mi ha colpito molto. C’è evidentemente (e contrariamente a quanto affermavo pochi giorni fa) uno zoccolo di persone che non hanno ancora capito cosa significhi oggi realizzare un film o cosa sia la postproduzione e cosa comporti, e probabilmente sono gli stessi che poi esclamano “accidenti che begli effetti speciali” quando escono dalla sala.
D’altronde esperimenti come La leggenda di Beowulf, interamente creato in digitale all’interno di uno studio tramite motion caputre degli attori, sono esplicativi di un modo di fare cinema che ai giorni nostri è finalmente tecnicamente possibile e visivamente gratificante. Siamo giunti alla fase in cui “si può tutto” e il risultato è anche credibile. Per cui irrompere in un set e al massimo filmare un attore che si dimena da solo davanti a un blue screen mi fa solo sorridere…