Una recente indagine di Studenti.it, il popolare portale italiano dedicato al mondo degli studenti liceali e universitari, rivela un quadro preoccupante circa la diffusione e l’utilizzazione dei servizi tecnologici universitari.
Il mondo universitario è uno di quegli ambienti dove il web potrebbe dare il meglio di sé, laddove venisse implementato correttamente e ben comunicato. Avvisi, iscrizioni ad esami, cambi aula, annunci, bachece, pagine dei professori e così via sarebbero facilmente replicabili sul web per la gioia di tutti gli studenti che potrebbero evitare lunghi spostamenti ed attese.
Ebbene in Italia la situazione pare disastrosa per due ordini di aspetti. In primo luogo, come facilmente intuibile, molte università ancora hanno implementato male e solo parzialmente le potenzialità offerte dai servizi web. I loro portali sono incompleti, aggiornati solo di tanto in tanto e quindi non sufficientemente affidabili per uno studente che, giustamente, vuole certezze quando verifica il programma per un esame o controlla le date degli appelli. Inoltre molti professori lasciano vuota e tristemente spoglia la propria pagina personale, aggiornando solo le bacheche fisiche in sede e non la più importante: quella online.
Il secondo aspetto, che mi ha rattristato molto, è che laddove l’ateneo abbia investito sul fronte tecnologico e offra un’esperienza online allo studente di tutto rispetto (e ce ne sono), è lo studente stesso a “non fidarsi” del mezzo e a continuare a preferire la vecchia cara bacheca nel corridoio dell’università o la lunga fila in coda per parlare in segreteria.
Questo particolare aspetto, devo dire, l’ho sperimentato personalmente. Conosco molti colleghi in università che, nonostante alcune informazioni possano essere reperite online o via email, preferiscono subire le antiche vessazioni di code, attese e lungaggini varie, nonostante a più riprese anche la “cara, vecchia” segreteria si è rivelata inesatta e inaffidabile nelle sue asserzioni.
Ciò è a mio avviso dovuto al fatto che in Italia a non avere la cultura di internet non sono solo gli adulti, per una ben nota questione generazionale, ma anche i giovani miei coetanei ai quali nessuno ha mai insegnato l’importanza delle nuove tecnologie. Il risultato è di tutta evidenza. Gli “smanettoni” si sono costruiti una propria cultura autonomamente, gli altri (ahimè maggioranza) si sono adagiati e usano il computer principalmente per scaricare illegalmente qualche MP3 e chattare con gli amici.
Preoccupante è, infine, anche il sottotitolo dell’articolo di Studenti.it, che si domanda se il Web 2.0 sia una risorsa o una minaccia per gli studenti. Trovo sia una domanda retorica sciocca e fuori luogo. Sciocca perché fatico ad immaginare una situazione in cui il Web 2.0 possa “minacciare” lo studente, fuori luogo perché i servizi web universitari di cui si parla sono tutt’altra cosa rispetto al Web 2.0, che è un concetto che rappresenta servizi di natura diversa. Studenti.it, quindi, non fa altro che rispecchiare una generalizzata atmosfera di scarsa informazione sul tema che aleggia nel mondo dell’istruzione nostrana.
Insomma il lavoro è da compiere in due direzioni: da un lato spingere gli atenei a informatizzarsi sempre di più sia all’interno del campus che all’esterno, fornendo adeguati strumenti internet; a ciò deve aggiungersi una sensibilizzazione e alfabetizzazione informatica dei ragazzi che dovrebbe avere luogo fin dall’istruzione primaria.
Facile è individuare la soluzione, difficile è però trovare le risorse economiche e le persone adeguate per realizzarla, soprattutto in questo periodo nel quale i nostri governanti paiono occupati da altre “emergenze”.