In questi giorni si sta svolgendo il Geneva Motor Show, tappa molto importante per tutta l’industria europea e vetrina delle tecnologie automotive del futuro. Quest’anno si è visto un evento che ha voluto mettere alle spalle la crisi, affrontando a viso aperto la sfida della sostenibilità ambientale e della mobilità ad emissioni zero.
In questo senso il mondo dell’auto, da oltre un secolo, affronta sfide di portata globale trasformando i rischi e le minacce in grandi opportunità: sfogliando gli annali di questa industria possiamo scoprire come la velocità, l’affidabilità, la robustezza, la sicurezza, l’aerodinamica e infine la sostenibilità ambientale siano frontiere, poste da mercato, governi e opinione pubblica, superate con soluzioni a volte stupefacenti.
Parlo della sicurezza, trasformata abilmente dal marketing in una necessità per il cliente, con immani sforzi per comunicare l’importanza di pretensionatori, airbag e scocche a deformazione programmata, percorso che ha portato alla nascita del consorzio Euro NCAP.
Parlo anche della sostenibilità ambientale: ogni step “Euro x” riduce enormemente le emissioni inquinanti ammesse, aumentando il costo per kilowatt di ogni vettura prodotta, a causa delle enormi sofisticazioni di cui lo scarico catalitico (che contiene anche il platino) è solo la punta di un iceberg. Anche in questo caso il marketing ha creato nel mercato la necessità di avere un’auto “Euro x”, grazie anche alle politiche non sempre condivisibili delle amministrazioni locali nei giorni di blocco al traffico.
Oggi questo percorso sta cercando di raggiungere, a lunghe falcate, l’utopia delle “emissioni zero” con veicoli dotati di motre elettrico e “serbatoio a batterie”. Nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse che finalmente i grossi nomi hanno deciso di dare una forte spinta a questa transizione, a partire dall’ibrido di tipo “plug in”.
I dubbi di tipo ambientale sono ancora da sciogliere (produzione dell’energia elettrica necessaria, smaltimento delle batterie esauste, distribuzione capillare di rifornimento) ma si tratta di una sfida che, imparando dal passato, troverà una valida soluzione.
Quello che possiamo già prevedere è come le vetture elettriche potranno essere più scattanti e divertenti di quelle odierne, per alcuni motivi:
- il rapporto peso/potenza può essere più vantaggioso, grazie alla semplicità della motorizzazione elettrica rispetto a quella tradizionale
- l’erogazione ha una distribuzione di coppia uniforme a tutti i regimi di utilizzo, quindi le accelerazioni -specialmente quelle da fermo- sono molto più rapide
- l’assenza del cambio e una trasmissione più diretta rendono fluida e uniforme la guida, “collegando” l’acceleratore alla motricità delle ruote (un mantra da decenni per le vetture sportive)
- la frenata, con dispositivi di recupero energia su tutti gli assi, potrà essere più potente ed elettronicamente modulabile
Viceversa il “virus del peso” delle vetture odierne può essere debellato: la spirale negativa innescata dalla sovrabbondanza di accessori e dotazioni di sicurezza ha via via “ingrassato” i mezzi, secondo uno schema così riproducibile:
- ogni componente e accessorio aggiuntivo aumenta il peso
- per mantenere invariate le prestazioni occorre accrescere il motore (che aumenta di peso)
- occorre accrescere di conseguenza i dispositivi frenanti (aumento di peso)
- per mantenere l’integrità strutturale e la sicurezza occorre aumentare la robustezza (aumento di peso)
- loop :)
Il punto d’arrivo purtroppo è ancora lontano: occorre prima sacrificare la sfarzosità degli interni e la ricercatezza stilistica a favore di una maggiore semplicità e leggerezza. Ovviamente il primo passo è aumentare l’efficienza delle batterie e ridurne il numero, senza fare utilizzo di materiali rari e costosi come il litio, ma nel lungo periodo la mobilità privata dovrà essere totalmente differente. Già oggi si stanno studiando soluzioni per una mobilità pendolare esclusivamente sui mezzi pubblici, trasformando le autovetture in beni voluttuari, poco inquinanti e altamente divertenti.
Nel frattempo dobbiamo accontentarci degli esercizi stilistici (e retorici) che le Case ci propongono come “auto del futuro”…