Correva l’anno 1990: sebbene avesse mancato di conquistare fette significative del mercato business dominato da IBM, o dell'”industria creativa” presidiata da una Apple con quota di mercato ancora a due cifre, la piattaforma Amiga era in corsa, e godeva ancora di qualche credito presso l’industria.
In questa nuova puntata della rubrica dedicata al brodo primordiale informatico, ci occuperemo di un sistema che rappresenta forse il “punto d’inflessione” della capacità innovativa della piattaforma Amiga – il punto dopo il quale in cui il genio degli ingegneri Amiga inizierà a fare i conti con crescenti difficoltà economiche: l’Amiga 3000.
Amiga 3000 non è argomento che si presti a semplificazioni: per questo motivo con Cesare ci siamo divisi i compiti. Io introdurrò il sistema e cercherò di individuarne il significato nelle strategie Commodore e la convivenza con le piattaforme avversarie.
Cesare, nei prossimi giorni, esaurirà gli aspetti tecnici e getterà un occhio alle evoluzioni della piattaforma A3000 che non videro mai la luce, pur portando in dote straordinarie novità – il “vizio” di stare anni luce avanti alla concorrenza, gli ingegneri del progetto Amiga non lo persero fino all’ultimo giorno.
Veniamo a noi. Amiga 3000, progettato dal geniale Dave Haynie, debutta sul mercato nel 1990, ereditando dall’Amiga 2000 e dal successivo 2500, il ruolo di ammiraglio della sfortunata gamma professionale Amiga. Tecnicamente Amiga 3000 è il secondo esponente della famiglia ad offrire un’architettura completamente a 32 bit – l’Amiga 2500 lo precede di un anno ma rappresenta una soluzione ibrida, essenzialmente un 2000 con schede di espansione A2620 (68020) o A2630 (68030).
A differenza del 2500, Amiga 3000 integra tutte le soluzioni che il predecessore metteva a disposizione via add-on card, a partire dalla CPU 68030 e dal controller per hard disk, risultando in costi di produzione più contenuti.
Basato su CPU 68030 a 16 e 25 Mhz, il 3000 integra per la prima volta il chipset ECS (la revision C di Amiga 2000, nota anche come Amiga 2000+, debutterà nel 1991 assieme all’A500+, anch’esso basato su ECS) in un case desktop di dimensioni più contenute rispetto a quelle del predecessore A2000. Seguirà una versione tower (1991) con maggiore espandibilità.
A circa $ 4000 (1000 in più per la versione tower), Amiga 3000 ha un prezzo notevolmente più basso rispetto a quello di un Macintosh II o di una workstation Unix (per non parlare dei NeXT), ma simile se non superiore a quello di un PC di marca basato su CPU 386 (il 486 è in dirittura d’arrivo).
Pur offrendo un ottimo rapporto prezzo/prestazioni, il posizionamento di A3000 risente dello straripante successo di Amiga 500 nel settore home, con particolare riferimento ai videogiochi, e di una penetrazione dei suoi predecessori “pro” marginale rispetto alla forte concorrenza dei compatibili – i quali, a differenza delle piattaforme chiuse, sono già oggetto di bruschi cali di prezzo ed evoluzioni hardware sempre più rapide. A ciò si aggiunge il peso del marchio Commodore, che molti ancora associano al popolarissimo C64.
Con il Macintosh ad occupare il segmento “creativo” dell’industria, malgrado prezzi ancora astronomici, e i compatibili che dilagano negli uffici di mezzo mondo, sul destino di Amiga 3000 pesa anche un’ambivalente strategia Commodore per il mercato business, che fa concorrenza al suo gioiello con mediocri sistemi IBM compatibili, per di più offerti su fasce di prezzo del tutto sovrapponibili a quelli della gamma Amiga.
Il potenziale tecnico dell’A3000 si trova poi fortemente limitato da una scarsa disponibilità di software AmigaOS – su cui pesa una parziale incompatibilità dovuta alle novità architetturali introdotte dai successori della CPU 68000 – e da una strategia marketing minata alle fondamenta dall’idea che un prodotto tecnicamente valido sia in grado di “vendersi da solo”.
Fanno eccezione a questo scenario applicazioni fortemente legate alla multimedialità, di cui la piattaforma Amiga può, fin dalle sue prime incarnazioni, essere considerata una vera antesignana: dal Video Toaster di cui parlammo qualche mese fa, fino all’ambiente di sviluppo a oggetti AmigaVision, alle applicazioni legate al mondo musicale e al software di animazione, il multimedia rappresenta un campo di applicazione in cui la piattaforma dà sfoggio di tutto il suo potenziale.
Si tratta tuttavia di un segmento numericamente poco rilevante e già occupato dal più costoso, tecnicamente inferiore ma molto più diffuso Macintosh, che dunque non basterà mai a sostenere la diffusione della piattaforma.
Come già Acorn con la piattaforma RISC Archimedes (RISCiX, 1988) e A2500, anche A3000 tenta dunque la carta Unix con una versione UX. A meno di $ 5.000, il prezzo è competitivo con le workstation Unix presenti sul mercato e per qualche mese A3000UX rappresenta l’unica piattaforma su cui è possibile eseguire Unix System 5 R4 (brandizzato AMIX), assieme ad AmigaOS 2.04.
Il sistema, provvisto di interfaccia Ethernet, scheda grafica ad alta risoluzione A2410, HD da 200 MB e 9 MB di RAM, è equipaggiabile con unità a nastro e condivide con A3000 il resto della configurazione hardware. Pur rappresentando un ottimo concorrente nel mondo workstation Unix di fascia media, va ad inserirsi con un mercato già molto competitivo, in cui non conquista quote significative.
Con una ecosistema software AmigaOS largamente sottodimensionato rispetto alle piattaforme IBM compatibile ed Apple, Amiga 3000 sbarca negli USA con l’ambizione di ribaltare una situazione critica: oltreoceano, nonostante una ricca ed “evangelizzata” community Amiga, le vendite sono scarse e il brand Commodore non riesce a far breccia nel mercato business. Malgrado i buoni propositi, neppure A3000 riesce ad invertire questa situazione.
Un’accoglienza migliore sarà riservata al sistema nel mercato europeo – in cui già i suoi predecessori avevano ottenuto risultati incoraggianti – ma questo, in un mondo informatico i cui ritmi sono scanditi oltreoceano, non basterà a contenere l’avanzata delle piattaforme rivali.
Cos’è mancato dunque ad A3000? Dal punto di vista tecnico ben poco, per quanto il progetto fosse perfettibile, come scopriremo con l’aiuto di Cesare. I veri deficit del sistema risalgono in ultima analisi all’incapacità della Commodore di far valere i suoi vantaggi tecnici, declinandoli fin da principio in un posizionamento di mercato univoco e riconoscibile.
Come abbiamo sostenuto nell’introduzione, si tratta tuttavia di problemi anteriori all’Amiga 3000, una macchina il cui valore tecnico rimane indiscusso. Problemi che hanno forse decretato la morte della piattaforma fin dai suoi primi vagiti (precisamente al lancio di Amiga 500): molto prima che le difficoltà economiche costringessero a cancellare le evoluzioni di A3000 immaginate da Dave Haynie, riducendo l’Amiga 4000 ad una macchina di compromesso.
Parliamo dopotutto di problemi che hanno a che vedere con la strategia di marchio e di prodotto, zavorre enormi su un computer di cui avremmo potuto ancora parlare al presente e al futuro. D’altronde di manager capaci di trasformare il piombo in oro – coi PC e i Mac degli anni ’90 ce n’era davvero bisogno – ne nascono pochissimi ogni secolo, e forse nei pressi della Commodore non se ne sono mai visti.