Dopo estenuanti tira e molla fra la Commissione Europea e Microsoft, arriva su tutti i PC Windows venduti da oggi in poi, o sotto forma di aggiornamento per le installazioni esistenti, il famigerato ballot screen.
Come tutti ormai sanno, si tratta di una schermata in cui vengono presentati i browser alternativi a Internet Explorer, il browser preinstallato in Windows (analizzato qui in prospettiva storica) il cui bundling in Windows la Commissione ha valutato lesiva della concorrenza, a causa della quota di mercato dominante detenuta da Microsoft nel mercato dei sistemi operativi.
Continuo a ritenere valide le considerazioni fatte sulla questione più di un anno fa: abituare i consumatori a scegliere il proprio software, sulla base della valutazione di meriti tecnici, non può che fare bene a un mercato in cui notevolissimi problemi di sicurezza, sono ancora causati dall’uso inconsapevole di software obsoleto – pensiamo ad IE6 e ai macroscopici sforzi (qui un esempio) ancora necessari per convincere l’utenza a distaccarsene.
L’argomento è tuttavia controverso sotto molti aspetti: i detrattori dell’iniziativa ritengono sia assurdo imporre a un produttore di usare il suo OS per fare da vetrina gratuita a software di terze parti. Altri, fra cui il sottoscritto, arrivano a domandarsi se la pratica del ballot screen, non rischi di estendersi a tutto il software incluso in Windows, giungendo al paradosso di presentare un ballot screen per ciascun software integrato in Windows.
Per comprendere l’effettiva capacità del ballot screen di incrementare la consapevolezza dell’utenza rispetto al software utilizzato, sarà interessante di qui a qualche mese valutare l’andamento delle preferenze: se ricalcherà le quote di mercato esistenti prima della sua introduzione, cosa potremo concluderne?
Qui una serie di contributi precedenti sul tema Antitrust.