In questo periodo le Poste Italiane non se la passano troppo bene; basta aprire qualsiasi quotidiano o fare una semplice ricerca in rete per trovare decine e decine di articoli che parlano dei mostruosi disservizi in tutta Italia e delle vertenze sindacali che l’azienda deve affrontare.
Solo poche mattine fa un giornale locale titolava che a Genova abbiamo 6 tonnellate di posta inevasa e che stanno consegnando ora gli auguri di Natale. Io sono di una generazione che ha memoria di quando ancora i computer non erano così diffusi e la posta elettronica non esisteva; da piccolo avevo anche dei rapporti epistolari con alcuni amici. Ma ad un certo punto, travolto dal TCP/IP, ho pensato che le Poste fossero destinate a scomparire, abbattute dalla tecnologia. E invece non avevo fatto i conti con due aspetti:
– il primo era la posta certificata, ovvero la posta che ha bisogno di certezza nella consegna (comunicazioni istituzionali, giudiziarie, concorsuali, eccetera)
– il secondo era l’avvento di Ebay e l’esplosione dell’invio di pacchi.
Per la posta certificata ci si sta attrezzando con un equivalente elettronico che abbia valore legale (appunto, la posta elettronica certificata), per i pacchi fino all’arrivo del teletrasporto c’è poca speranza. La tecnologia secondo me serve a semplificare la vita, l’ho sempre intesa così e non importa se si sta parlando di una macro di Photoshop che ti risparmia 3 ore di lavoro o di un software OCR che decide a chi è indirizzata una missiva. La semplificazione così ottenuta deve per forza di cose tradursi in un vantaggio o in un miglioramento del servizio. Che io sappia l’informatizzazione delle Poste non è così spinta come potrebbe essere in un mondo ideale; c’è troppa carta che gira negli uffici, troppi timbri, troppi fogli stampati.
Ho letto recentemente proprio su questo blog che gli RFID costano qualche centesimo, e che quindi non avrebbe senso metterli in prodotti che costano qualche centesimo. Vero, indubbiamente. Un francobollo costa 0,60 euro e secondo me se l’intera filiera fosse in grado di leggere i tag RFID si potrebbe anche accettare un aumento di qualche centesimo, avendo però la possibilità e la CERTEZZA di sapere sempre dove è la nostra lettera. È un servizio che esiste già, certo, ma si basa su codici a barre e non è comunque disponibile per i servizi base. Comunque sia, chi fa spesso spedizioni sa che non è così affidabile e preciso come dovrebbe. E stiamo sempre parlando di lettere cartacee, cose destinate a sparire, cose che al giorno d’oggi i giovani non usano, preferendo telefonate, sms o comunicazioni elettroniche.
Lo stesso identico discorso si può fare per i pacchi, dove anzi sarebbe auspicabile un incremento della tecnologia che soprassiede allo smistamento. E magari anche alla movimentazione. Chi è mai stato in un centro di smistamento di un corriere sa cosa intendo dire. Anche lì il problema è sapere esattamente DOVE sia un collo in un dato momento.
Che le Poste così come le conosciamo ora siano destinate a sparire è secondo me un dato di fatto: quantomeno dovranno radicalmente trasformarsi, cosa che già stanno facendo con l’attivazione di una vasta offerta di servizi bancari. Che però possano affrontare questa fase finale (o transitoria) con maggiore dignità e minore fastidio all’utente è altrettanto innegabile. Basterebbe affidarsi maggiormente alla tecnologia.