Steve Jobs l’aveva promesso: dopo che Greenpeace aveva indicato la Apple come una delle aziende tecnologiche più inquinanti e dopo l’attacco della stessa Greenpeace all’ iPhone perché pieno di PVC, cloro, ftalati e molti composti ritardanti di fiamma a base di bromo; all’ultimo MacWorld si è parlato anche di ambiente ed ecologia e il nuovo Mac Air è il primo frutto di questa svolta “verde”.
Come da previsioni, la settimana scorsa è stato presentato il Mac Air, portatile ultrasottile. Nonostante il prezzo forse un po’ eccessivo per la macchina che si va a (pre)acquistare, le vendite, da quanto dichiarato da Apple Europe, stanno andando molto bene.
La svolta “verde”: il case del Mac Air è interamente realizzato in alluminio riciclabile, il computer monta il primo display Apple LCD privo di mercurio ed arsenico. Le schede elettroniche sono BFR-free (Brominati fiamma-ritardanti) e PVC-free e l’imballaggio è il 50% meno voluminoso rispetto al MacBook. Inoltre, il nuovo notebook di Apple è in linea con le direttive RoHS Europee e può essere classificato come prodotto eco-compatibile.
Da tempo Greenpeace promuove una serrata ed intelligente campagna www.greenmyapple.org che punta a sensibilizzare la casa di Cupertino ad una produzione più ecologica ed è presente online con un bel sito parodia che ricalca la grafica del portale Apple.
Il Mac Air rappresenta sicuramente un notevole miglioramento “in verde” della’azienda della mela che però, c’era da aspettarselo, non ha ancora del tutto convinto Greenpeace:
“Apple sta diventando verde, ma non ancora abbastanza” afferma Rick Hind, direttore legislativo di “Greenpeace’s toxics campaign”. “Il Macbook Air contene certamente meno PVC e meno BFR, componenti altamente tossici, però potrebbe non contenerne per nulla e questo farebbe di Apple un eco-leader”.
“Apple a volte si mette sulla difensiva” sottolinea Hind. “Loro dicono: Perché ve la prendete con noi – considerando che la nostra fetta di mercato è molto piccola se paragonata al resto dell’industria tecnologica?”.
La ragione, sempre secondo Hind, è semplice. “Apple è vista come un modello da seguire, specialmente per il suo potere innovativo”. Anche se compagnie come Dell e HP sono molto più grandi e vendono molti più computers, conclude Hind, Greenpeace ha scelto proprio Apple per richiamare l’attenzione di tutta l’industria IT sulle problematiche ecologiche.
Mossa semplice ed azzeccata: utilizzare l’abilità comunicativa e l’appeal di Apple per raggiungere non solo i clienti dell’azienda stesa, ma tutta l’industria tecnologica.
Ultimo neo non eco-friendly è sicuramente rappresentato dalla batteria. Come per l’iPhone la procedure di sostituzione della batteria è particolare: può essere fatta solamente dalla casa madre e non dagli utenti stessi.
Verranno riciclate?