Il giorno della disconnessione è arrivato per il progetto più controverso della breve e travagliata avventura online del belpaese. Del resto è già dalla sua nascita, che italia.it appare nient’altro che lo stendardo della poca competenza della classe politica italiana in materia di Internet e nuove tecnologie.
Annunciato già nel 1994, il portale ha sempre sofferto di incorreggibili difetti di progettazione, legati a una concezione centralistica dell’informazione sul web e complessivamente ad un approccio dimostratosi sempre più antiquato, mano a mano che il ritardo nella messa online si accumulava (accompagnato dai consueti scaricabarile).
Se dunque, nella mente dell’illuminato ex Ministro Lucio Stanca, italia.it doveva rappresentare una svolta nella modernizzazione dell’Italia e una sua decisa proiezione nel mondo Internet, è più su di lui che oggi sarebbe giusto concentrare le critiche, senza però dimenticare che, come nel caso di altre mirabolanti promesse, anche in questo ambito il presente governo ha mancato trasformare la critica elettorale in soluzioni, da implementare prima che arrivasse la decisione di chiudere, perdendo capra e cavoli. Come a dire: se chi è venuto prima non si è fatto problemi a dilapidare miliardi per realizzare idee sbagliate, chi decide oggi, di idee in materia sembra non averne affatto.