Ho sempre fatto parte di quella scuola di pensiero che attribuisce al successo di una console, e non solo, una forte componente derivante dalla pirateria. In passato Sony è stato forse il produttore di console che più di ogni altro ha tratto vantaggio da questa pratica per tutta una serie di motivazioni tra cui metterei al primo posto la facilità con cui era possibile duplicare i giochi grazie all’adozione di un supporto diffuso come i CD e i DVD.
Se confrontiamo tale scelta con quella di concorrenti come il Nintendo 64 all’epoca della prima PlayStation e del GameCube all’epoca della PS2, è evidente che i supporti adottati da Sony erano largamente più diffusi ed economici, oltre che facilmente duplicabili.
Esistono, naturalmente, moltissimi altri aspetti, probabilmente i più decisivi, che hanno portato le console Sony al meritato successo che hanno ottenuto nel corso degli ultimi 16 anni, ma l’elemento che mi preme sottolineare in questa occasione è il netto cambio di rotta che c’è stato tra la politica di protezione dalla pirateria adottata da Sony per le sue prime due generazioni di PlayStation e quella vista sulla più recente PS3.
Forse, infatti, non tutti sanno che l’ultimo gioiello di casa Sony è senza ombra di dubbio la più blindata sia tra le console di ultima generazione, che tra tutte le console prodotte da Sony stessa.
Tale protezione dall’hacking è stata ottenuta con una sinergia di soluzioni hardware e software tra le quali, la più ovvia, è naturalmente l’adozione del BluRay come supporto: ammesso, ma non è così, che sia possibile utilizzare senza alcun problema copie di BluRay originali, date un’occhiata ai prezzi dei masterizzatori e dei supporti vergini per rendervi conto che non c’è storia rispetto al passato, anche confrontando il tutto con i prezzi dei masterizzatori CD\DVD all’epoca della PSX e PS2.
Il 23 Gennaio 2010, tuttavia, George Hotz, hacker americano classe 1989, ha pubblicato sul suo blog la notizia di aver hackerato la PS3 riuscendo ad accedere completamente alla memoria di sistema. Hotz, che ha comunque sottolineato il notevole lavoro fatto da Sony per proteggere la sua console, in realtà non è nuovo ad imprese del genere ed è sicuramente già noto a coloro che seguono il mondo dell’iPhone avendo dato un enorme contributo nello sviluppo della pratica del jailbreak, cioè dello sblocco delle funzionalità e dell’accesso al file system sullo smartphone della Mela.
Per completezza bisogna precisare che lo stesso George Hotz ha affermato di non avere come obiettivo quello di diffondere la pirateria su PS3, ma la sua è più che altro una sfida personale. Permettetemi, tuttavia, di sollevare qualche dubbio non tanto sulla buona fede del ragazzo, ma sull’uso che molti altri ne potranno fare. La costituzione del DevTeam che porta avanti tutti i progetti per sbloccare gli iPhone ne è un esempio lampante.
Anche se non si tratta del primo tentativo di hacking della console di ultima generazione di Sony, si tratta probabilmente del più promettente e se, come è lecito aspettarsi, George Hotz pubblicherà in rete tutti i dettagli della sua impresa, pensate che in quel di Tokyo, almeno nella veste di produttore di console e non di sviluppatore software, avranno di che preoccuparsi o oppure no?