Il 13 gennaio alle 12:46 p.m. ora di Greenwich, un oggetto del diametro dell’ordine di una decina di metri ha sfiorato la Terra a distanza incredibilmente ravvicinata.
L’oggetto è stato identificato come un asteroide e battezzato 2010 AL30. Scoperto dal Linear Survey dei Lincoln Laboratories del MIT il 10 gennaio scorso, si pensava inizialmente che potesse trattarsi anche di un rottame spaziale, il resto di un qualche razzo spedito nel cielo dalla Terra e poi dimenticato.
Quando poi ha raggiunto la sua minima distanza dalla Terra si è potuto osservare “da vicino” e si è visto che effettivamente era un asteroide, anche se molto piccolo, tra i 10 e 20 metri di diametro.
Con queste misure l’asteroide avrebbe difficilmente causato un’Armageddon sulla Terra, ma si sarebbe disgregato durante il suo viaggio attraverso l’atmosfera. Servirebbe almeno un diametro di più di 25 metri perché l’asteroide riesca a toccare la superficie terreste.
Ciò nonstante avrebbe probabilmente indotto del panico nella popolazione locale, poiché non capita tutti i giorni di vedere un’esplosione nel cielo, probabilmente seguita da un’onda d’urto abbastanza forte da far tremare la terra. Insomma, un’esperienza abbastanza indimenticabile!
AL30 ha ottenuto una certa popolarità nei giornali di tutto il mondo, a causa della sua vicinanza con il nostro pianeta. Ha infatti raggiunto una distanza mnima di 125 mila kilometri dalla Terra, cioè circa un terzo della distanza Terra Luna. Come si vede dalla tabella del link, però, il suo viaggio non finisce qui, e continuerà ad avere rapporto ravvicinati con la Terra e il pianeta Venere, durante il corso del prossimo secolo.
Nonostante la sua copertura mediatica, però, il piccolo AL30 non ha infranto nessun record, poiché si piazza appena 26esimo nella classifica degli asteroidi che più si sono avvicinati alla Terra. Sono centinaia, infatti, gli oggetti di queste dimensioni che viaggiano attorno al nostro pianeta, e non è sorprendente che qualcuno si avvicini alla superficie, e non c’è bisogno di aspettare il 2012 perché uno di essi entri nell’atmosfera. Nessuno di loro, però, ha dimensioni tali da suscitare la preoccupazione degli esperti, che li monitorizzano costantemente.
Gli asteroidi che si avvicinano al nostro pianeta hanno un nome, NEO (near-Earth object) ed esiste una sezione della NASA il cui compito è esclusivamente osservarli e classificarli. La loro attenzione è accentrata su quelli il cui diametro supera i 140 m, perché sono quelli classificati pericolosi, in grado di distruggere una zona della Terra non trascurabile (con un danno equivalente all’esplosione di una bomba atomica), o di causare uno tsunami che potrebbe rivelarsi pericoloso.
Anche in questo, però, sembra che il principale problema degli esperti sia la mancanza di fondi. Nel 2005 è stato fatto un piano quindicennale per il consiglio della NASA sull’osservazione dei NEO, con lo scopo di classificale il 90% degli oggetti più grandi di 140m. Recentemente, però, la NASA sembra lamentarsi che i 4 milioni di dollari annuali stanziati per il progetto non siano sufficienti per adempire questo obiettivo.
Ciò nonostante, nel corso dei 10 anni passati, gli scienziati hanno identificato l’85% dei circa 940 oggetti di diametro dell’ordine del kilometro che avrebbero potuto raggiungere la Terra. Nessuno di questi potrà raggiungere la Terra nei prossimi secoli, per cui da questo punto di vista possiamo stare tranquilli, confidando che si sbrighino a identificare anche il restante 15%.
Il problema sorge per alcuni tipi di asteroidi che tendono a “nascondersi” alla nostra vista, come il recente AL30. Quest’oggetto, infatti, si è mantenuto a debita distanza dai nostri telescopi per diversi anni, impedendoci di vederlo, finché ce lo siamo ritrovati dietro l’angolo. La ragione è che AL30 ha un periodo di rotazione attorno al sole di 366 giorni, quindi molto simile a quello terrestre. Ci ritroviamo quindi in una situazione simile a due auto che girano in un percorso circolare e che si incontrano solo quando una riesce a “doppiare” l’altra, restando lontane per il resto del tempo. Questo tipo di asteroidi vengono chiamati “sincroni”.
Vi è inoltre un’altra categoria di asteroidi “invisibili”, quelli che vengono chiamati Atens, in onore del primo che è stato scoperto. Questi asteroidi hanno un’orbita interna rispetto alla Terra, ovvero rimangono sempre nello spazio tra la Terra e il Sole. Risultano quindi difficili da osservare, poiché si dovrebbe guardarli “contro luce” rispetto al Sole.
Tutti questi asteroidi, però, sono molto piccoli, poché se fossero più grandi si potrebbero vedere anche a distnze molto maggiori, per cui da questo punto di vista possiamo dormire sonni tranquilli.
Lo studio e l’osservazione degli asteroidi, inoltre, è interessante anche da un altro punto di vista: quello dell’asteroide. Infatti passare vicino alla Terra non li lascia del tutto privi di effetti. In particolare, come viene riferito in un articolo pubblicato su “Nature” di R. Binzel, un asteroide che transiti in prossimità della Terra può andare soggetto a sommovimenti sismici che portano alla formazione sulla sua superficie di regolite.
La regolite è uno strato di materiale poco compatto costituito da polvere e roccia frantumata, che è presente sulla superficie della Terra, della Luna, di Marte e di alcuni asteroidi.
Ci si è inizialmente interessati a questo materiale perché si è osservato che solo gli asteroidi con presenza di regolite raggiungevano la Terra, mentre quelli presenti nella fascia di Kuiper, tra Marte e Giove, ne erano privi. Binzel e colleghi hanno quindi ipotizzato che la formazione di regolite fosse legata all’incontro ravvicinato degli asteroidi con la Terra. Hanno quindi effettuato osservazioni su un gruppo di 95 asteroidi e hanno visto come questi “impallidiscano” nell’avvicinarsi al nostro pianeta: un segno della formazione di regolita sulla loro superficie.
La nostra conoscenza di questi oggetti, quindi, aumenta di anno in anno, e in tutto il mondo vi sono osservatori e gruppi di studio sugli asteroidi, e devo quindi concludere che, almeno dal mio punto di vista, il 2012 dovrà inventarsi un’altra scusa per distruggere la Terra! Nel frattempo è secondo me sempre interessante continuare a osservare e comprendere, perché lo spazio che ci circonda è ancora pieno di sorprese per l’uomo, che attendono solo di essere svelate.