Approfitto della chiusura dell’Intel Developer Forum Fall 2007, evento che si è svolto la scorsa settimana a San Francisco, per alcune riflessioni sul mondo mobile. Da anni Intel ha avviato una campagna mediatica, fatta di una buona miscela di tecnologia e di marketing, con la quale proporre le proprie soluzioni per sistemi notebook: parlo di Centrino, nome che in lingua italiana fa quantomeno sorridere ma che è universalmente associato al concetto di PC portatile.
Centrino ha rappresentato un importante punto di svolta per la percezione che si ha dei notebook in generale. Provo a spiegarmi con un esempio concreto: oggigiorno entrare in un bar, sedersi ad un tavolo e aprire in notebook per navigare sul web o controllare la propria posta è comportamento relativamente frequente, quantomeno in nord america o nelle grandi città italiane. Si può catturare qualche sguardo strano, ma in generale si tende a passare in modo inosservato. Lo stesso non accadeva 5, per non parlare di 10 anni fa: torniamo con la memoria al 1997, anno nel quale aprire un notebook (magari con i primi display a colore, e processore 486 SX) equivaleva a trovarsi sguardi misti tra il curioso, lo stranito e il disprezzante da parte dei presenti.
Intel ha portato, con la propria piattaforma Centrino, ad un importante cambiamento di percezione: a prescindere dai contenuti tecnologici di queste soluzioni, il marchio Centrino ha spinto verso l’utilizzo dei PC notebook verso il proprio contesto di utilizzo naturale, che è quello lontano da una scrivania. Utilizzare un PC lontano dall’ambiente domestico e/o di ufficio implica anche il passaggio verso forme di connessioni al web che siano senza cavo: qual è infatti l’utilità di un notebook senza connessione, per i modelli di utilizzo del computer che si sono venuti a creare negli ultimi anni?.
Mi viene da pensare a quando sia stata l’ultima volta che abbia utilizzato un PC sprovvisto di connessione web: è passato parecchio tempo, ma la sensazione di “impotenza” la ricordo ancora molto bene. Il pensiero di poter ricercare quello che in uno specifico momento mi sarebbe servito si è frantumato contro la mancanza di segnale, qualsiasi ne fosse la forma.
L’attuale panorama della tecnologia portatile (“on the go”, come amano definirla gli americani) è composto sia da sistemi notebook che da tutta quella miriade di componenti trasportabili, che abbiano una più o meno spiccata possibilità di connettersi al web. E’ questo infatti l’elemento fondamentale dei dispositivi mobile attualmente in commercio: quello di poter essere utilizzati quali punti di accesso al web con le differenti tecnologie a disposizione, siano essere wireless o via rete cellulare nelle sue differenti implementazioni.
Onestamente, stante l’attuale evoluzione tecnologica, quale interesse può avere un qualsiasi dispositivo portatile che non integri, tra le proprie funzionalità, anche quella di accedere al web? Anni fa un PDA veniva utilizzato quale agenda personale, o dispositivo per prendere appunti; qualsiasi telefono cellulare mediamente avanzato integra al proprio interno un’agenda (ognuno di noi volente o nolente ha un cellulare in tasca sempre), mentre per appunti “on the go” cosa meglio di carta e penna? Un PDA, ma lo stesso può essere esteso a qualsiasi dispositivo mobile dal più piccolo sino al notebook, ha nella possibilità di connettersi ovunque il suo vero punto di forza: a mio personale avviso anche l’unico, ma questi sono punti di vista.
Se i prodotti mobile vanno verso un abbinamento sempre più spinta tra tecnologia e portabilità, mi auguro che il trend indicato da Intel possa venir abbracciato dalla maggior parte delle aziende operanti in quest’industria: dispositivi mobile che non solo abbiano funzionalità di connettività avanzate, ma permettano di accedere ai contenuti del web senza il fastidioso scrolling di pagina orizzontale. Per questo motivo, a prescindere dalle considerazioni di tipo estetico (due Iphone incollati tra di loro) trovo la piattaforma Moorestown vincente, quantomeno pensando alle mie preferenze personali: uno schermo sviluppato in larghezza che permetta di visualizzare pagine web senza scroll orizzontale.
L’IDF è il lugo delle meraviglie informatiche, almeno per chi è un po’ nerd nell’anima: è possibile vedere all’opera molte tecnologie che debutteranno sul mercato solo dopo alcuni anni. Mi auguro che dispositivi di questo genere possano trovare una veloce strada di accesso al mercato, e di non ritrovarci tra 2 anni ancora ad attendere periferiche ultraportatili che obblighino allo scroll orizzontale, o a fastidiose funzionalità di zoom per leggere i caratteri.
Quando i prodotti saranno sul mercato apparirà in modo ancor più chiaro la necessità di avere tariffe di accesso alla connettività senza cavi che siano accessibili. E’ questo un tema scottante già ora, basti pensare alla necessità di una tariffa flat per poter utilizzare gli smartphone come terminale di accesso web senza ritrovarsi svenati a fine mese. Che l’Iphone, con la forte componente marketing e d’immagine della quale sono dotati i prodotti Apple, possa rappresentare una testa d’ariete per abbattere le tariffe per la connettività on the go, facendo in questo un grosso favore anche a chi non vuole l’ultimo telefono – multiuso della mela mordicchiata ma semplicemente potersi connettere senza costantemente guardare il cronometro?