A breve sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale una legge che dà nuovo fiato a SIAE e dimostra, ancora una volta, non solo l’arretratezza del nostro paese a fronteggiare il cambiamento, ma addirittura la volontà di navigare contro corrente e di creare attrito.
La legge (approvata tra le 20 e le 21 del 21 dicembre, così da passare in sordina), tra poco efficace, sancisce, tra le altre cose, all’articolo 1 bis:
È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma.
Secondo SIAE e l’industria ad essa collegata si tratta di una vittoria, di un momento storico, di un compromesso ideale e così via. Secondo me si tratta di un testo pessimo per due ordini di motivi.
In primis le parole “bassa risoluzione o degradate” lasciano ampio spazio all’interpretazione personale e al dubbio, in quando non definisicono con chiarezza la volontà del legislatore. In pratica, cosa bisognerebbe fare ad un’immagine per diffonderla gratis sul web? Sporcarla in Photoshop? Sfocarala? Ridimensionarla? Stesso discorso per la musica, che faccio per diffondere gratis un brano? Aggiungo fruscii? Abbasso il bitrate? Introduco rumori di fondo?
Insomma, è evidente che si scende nel grottesco e nei mesi a venire qualche altra amministrazione dovrà specificare meglio il lato pratico del dispositivo, causando probabilmente contrasti con altri autorevoli enti e iniziando l’ennesima lotta interpretativa che vede tutti sconfitti.
In secundis la legge è errata concettualmente. Tutto il mondo sta capendo che il modo di diffondere contenuti moltimediali non sta cambiando, è già cambiato. La fase del “vediamo cosa posso fare per evitarlo” è finita da un pezzo, ora siamo nella fase della presa di coscienza di un cambiamento avvenuto e di riflessione su come modificare il propri modelli di business perchè siano lucrativi anche in questa nuova era.
In Italia, invece, ci si muove in direzione opposta, ribadendo modelli arcaici già inefficienti qualche anno fa ed oggi manifestamente inadeguati. Basti pensare al fatto che in Italia SIAE detiene il monopolio ed è impossibile per altre aziende affacciarsi sul mercato. Buffo rilevare che questo elemento di distorsione del mercato è salutato da SIAE con entusiasmo, rivendicando l’importanza di una “italianità” che, però, a mio avviso in questi anni ha portato molto poco di buono. Spesso sono infatti gli stessi artisti a parlar male della SIAE, segno che evidentemente non svolge appieno il compito al quale è preposta.
Personalmente sono convinto che queste vecchie strutture saranno a breve spazzate via da un mercato che è cambiato e che continuerà a cambiare sempre più (basti pensare al fatto che i supporti fisici tra qualche tempo saranno quasi del tutto scomparsi). E’ però un peccato essere sempre ultimi, dover attendere di toccare il fondo con un sistema pessimo per decidere di cambiare qualcosa. Sarebbe bene che il nostro Stato comprendesse che prevenire, non solo in questo settore, è meglio che curare.
Update: Il Presidente della Commissione Cultura della Camera, on. Pietro Folena, ha precisato che resta inalterata la precedente disciplina (ovvero la possibilità di riprodurre frammenti di un opera), mentre questa legge innova dando la possibilità a siti non a scopo di lucro di riprodurre contenuti protetti da copyright. Per degradazione, dunque, si intenderà un brano audio di qualità non paragonabile a CD e per un’immagine sarà degradata quella buona per la visualizzazione su internet, ma non adatta alla stampa.
Folena si meraviglia delle polemiche suscitate dalla legge, in realtà non è stata tanto la legge a suscitare polemiche (per quanto mal redatta e suscettibile di interpredazioni ondivaghe), quanto è l’intero sistema del diritto d’autore (e della SIAE), che suscita da tempo in Italia critiche e malcontenti.