Performance Capture è una tecnologia che può dare grande spazio alla creatività dei registi. Tuttavia, non è utilizzata frequentemente perché molti autori si trovano di fronte a un dilemma difficilmente risolvibile. La tecnologia ha senso soprattutto per i film fantasy che includono personaggi improbabili e decisamente versatili, anche sul piano emozionale.
Performance Capture, offrendo la possibilità di dare a questi personaggi le espressioni di attori reali, snatura un po’ il senso degli stessi personaggi, perché la loro essenza fantasy richiederebbe di esaltare il loro irrealismo, piuttosto che accomunarli con un attore realmente esistente.
Tutto questo molto spesso crea dei paradossi. La grafica renderizzata al computer da una parte restituisce personaggi irreali e spesso vuoti sul piano emotivo (non era forse questo il difetto principale di Final Fantasy: The Spirits Within?), per cui Performance Capture potrebbe essere un aiuto non da poco. D’altronde, si rischia di sminuire il distacco che deve esserci tra i personaggi fantasy e la realtà. In tutto questo c’è anche una motivazione di carattere commerciale perché il pubblico si sente più vicino al film se vi riconosce dei volti noti.
Uno dei registi che ha fatto più uso del Performance Capture è Robert Zemeckis. Nel 2004 lo ha impiegato in Polar Express, classica favola natalizia destinata a un pubblico giovane, e nel 2007 ci ha riprovato con La Leggenda di Beowulf, storia epica ambientata in un fantasy medievaleggiante. Entrambi i film, soprattutto il secondo, hanno uno spessore artistico nella bellezza delle immagini non indifferente. Inoltre, gli spettatori possono riconoscere le espressioni tipiche e ormai familiari di attori famosi come Tom Hanks, Ray Winstone e Angelina Jolie.
In questi giorni c’è nelle sale A Christmas Carol, storia ispirata dal Canto di Natale di Charles Dickens con Jim Carrey nei panni di Scrooge. Il Performance Capture in questo caso è applicato su uno degli attori più versatili in assoluto per le sue espressioni del volto. Jim Carrey dà sicuramente una connotazione speciale a Scrooge che senza Performance Capture non potrebbe essere ricreata in computer grafica.
Performance Capture è un nome che si usa quando si applica il motion capture al volto degli attori. L’attore indossa una maschera ricoperta da circa 300 marcatori. I computer creano un’immagine stilizzata dell’attore e riproducono digitalmente i suoi movimenti, che vengono “catturati” attraverso qualche decina di telecamere attorno a lui, le quali mandano le coordinate dei marcatori ai computer creando così una immagine virtuale che riproduce i movimenti dell’attore.
Il dispositivo utilizzato per l’acquisizione del movimento è un sistema stereofotogrammetrico, ovvero un sistema di più telecamere che sono anche emettitrici di luce (che può essere rossa, infrarossa o near-infrared) e di marcatori (piccole sfere) di materiale riflettente.
Zemeckis è il regista/produttore di Hollywood che maggiormente punta su Performance Capture e lo fa attraverso la società di produzione che ha fondato, ImageMovers Digital. Nel 2007 ImageMovers Digital è stata acquisita da Disney e oltre ai film basati su Performance Capture si è occupata di altri tipi di effetti speciali per il cinema, visti nei film Cast Away, Monster House, Le Verità Nascoste, Il Genio della Truffa.
Inoltre, Zemeckis ha dichiarato che il seguito di Chi ha incastrato Roger Rabbit sarà girato con la tecnica della Performance Capture. Ma anche qui, per ammissione dello stesso Zemeckis, il rischio di sforare nel paradosso esiste. Infatti, la Performance Capture potrà essere applicata solo per sostituire i personaggi “in carne ed ossa” con equivalenti cloni 3D, ma ci pare indispensabile che Roger e Jessica Rabbit debbano continuare, per funzionare, ad essere dei cartoni animati bidimensionali, altrimenti verrebbe snaturata tutta la storia.
Performance Capture, dunque, verrebbe usata solo per i personaggi di contorno? O Roger non sarebbe più il protagonista principale? D’altra parte, la sensazione che danno gli ultimi film di Zemeckis è che lui rincorra quel giusto equilibrio tra mondo fatato dei sogni e spietata realtà che aveva trovato e aveva saputo rendere splendidamente in Chi ha incastrato Rober Rabbit. Mi fido ciecamente di Zemeckis, che reputo uno dei migliori autori di Hollywood, ma in questo caso i rischi sono veramente elevati.
Io non sono cattiva, è che mi disegnano così.