Messo in questi termini richiama alla mente un film che da bambino mi ha regalato tante emozioni (sebbene, a posteriori, abbia gridato allo scandalo per lo scempio), con uno scontro epico fra due mostri sacri dell’animazione giapponese di quel genio che risponde al nome di Go Nagai.
Sembra, infatti, che il rapporto idialliaco che aveva legato Mozilla e Google negli ultimi anni sia giunto al capolinea, e tra l’altro destinato a consumarsi nel peggiore dei modi, con accuse particolarmente pesanti.
Il la è partito dalle dichiarazioni di Asa Dozler, direttore dello sviluppo di Mozilla, che ha messo in guardia da possibili violazioni della privacy derivanti dall’uso dei motori di ricerca, citando esplicitamente Google e invitando a passare al concorrente di Microsoft, Bing, suggerendo l’uso di un’apposita estensione per FireFox.
Che Google sia nel mirino riguardo alla privacy è cosa arcinota, com’è anche noto che le stesse accuse siano da tempo immemore rivolte a Microsoft, per cui lascia un po’ interdetti questa presa di posizione a favore di quello che, inutile negarlo, per tanta gente ha rappresentato e rappresenta il male assoluto (che sia giunto il momento di cambiare?).
Finora Google e Mozilla sono andate d’amore e d’accordo, accomunate da una lotta contro il gigante di Redmont sul terreno dei browser, col colosso di Mountain View impegnato in sostanziosi finanziamenti al progetto del panda rosso e con l’obiettivo di erodere consistenti quote di mercato al famigerato Internet Explorer.
Il colpo assestato da Dozler al principale business di Google, quello della ricerca online che le ha permesso di diventare il rivale numero uno di Gates e soci, rimane poco comprensibile nell’ottica della sola privacy perché, come ho già scritto, si tratta di un tema di cui si parla da tempo e suona strano che sia repentinamente diventato così importante per questo personaggio, tanto da portarlo a un gesto decisamente eclatante.
A mio avviso le cause non riguardano la riservatezza, che rappresenta più che altro un comodo appiglio per tirare la stoccata, ma sono da ricercarsi altrove, in particolare in Chrome, browser realizzato proprio da Google e che, per ovvie ragioni, si pone in diretta concorrenza col prodotto che per diversi anni ha rappresentato la punta di diamante di Mozilla.
Giunto di recente alla versione 4 (è in fase di test, ma non durerà molto), da pochi giorni è stata finalmente rilasciata una versione beta anche per Linux (ma non per Mac), di così buona fattura da aver già fatto proseliti. Un mio collega, dichiaratamente Google-dipendente, ha abbandonato FireFox per il nuovo arrivato: troppo comodo utilizzarlo per tutti i servizi online che BigG mette a disposizione (come dargli torto?).
Che questo progetto stia particolarmente a cuore a Google (operando nel settore delle ricerche online, per forza di cose ha a che fare principalmente coi browser) risulta evidente dal fatto che in poco tempo siamo passati dalla prima e farraginosa versione, alla quarta; non che i browser si “misurino” col numero di versione, sia chiaro, ma dimostra l’impegno profuso.
D’altra parte Chrome è, a sua volta, il cuore di Chromium OS, sistema operativo totalmente web-oriented sviluppato dalla stessa casa, destinato a sua volta a scontrarsi col dominatore finora incontrastato (Windows), anche se con risultati tutti da verificare.
Chrome 4 porta con sé, oltre a una maggior velocità di rendering (che non guasta mai anche nell’era delle ADSL), una delle caratteristiche che ha sempre contraddistinto, nel bene e nel male, FireFox e che l’ha reso così famoso e apprezzato: il supporto alle estensioni, che è decisamente maturato e ne sono già disponibili un buon numero.
Non che il concetto sia nato con questo browser, ma per come è stato realizzato certamente è il più noto e apprezzato dagli sviluppatori (spesso improvvisati, purtroppo), che si sono prodigati fornendone centinaia a coprire gli interessi più disparati, permettendo d’integrare funzionalità assenti o scarsamente coperte alla nuda installazione.
Da programmatore sarà interessante analizzare il loro modello di programmazione. Perché non è sufficiente permettere di scriverne, ma anche il come ciò avviene: buona documentazione, esempi e semplicità implementativa sono caratteristiche che possono favorirne l’adozione e orientare le preferenze di chi, alla fine, deve pur sempre scrivere il loro codice.
E’ fin troppo chiaro, quindi, che Chrome, da esperimento di qualche sviluppatore interno, stia diventando ormai un temibile avversario non soltanto per IE, ma per lo stesso FireFox, per cui le lamentele di Dozler appaiono fondate… se lette in questo modo.
Non è difficile pensare che, con l’enorme potenza di fuoco rappresentata dai suoi servizi online, Google possa velocemente imporre il suo gioiello, e a farne le spese dopo IE sarebbe sicuramente FF, che occupa saldamente la seconda posizione (e in Europa la prima, a quanto pare).
Singolare è, però, il comportamento di BigG, che sponsorizza apertamente e in bella vista Chrome su YouTube, ma non fa altrettanto sul suo portale principale (quello delle ricerche), dove al momento appare, ogni tanto, un piccolo riferimento a Google Earth. Eppure, essendo il sito più visitato al mondo, un po’ di pubblicità proprio in questo posto sarebbe utilissima per favorirne la diffusione.
Sarà forse perché pubblicamente continua ancora a finanziare FireFox, sarà perché (se la memoria non m’inganna) fino a poco tempo fa sulla stessa pagina pubblicizzava FireFox, ma se, come sembra, BigG ha deciso di puntare sul suo progetto per la navigazione su internet, dovrebbe dare un segno chiaro e di discontinuità col passato piazzando un avviso a favore di Chrome sul sito principale.
Nel film d’animazione lo scontro fra il Grande Mazinga e Goldrake si chiudeva coi robottoni che incrociavano le celeberrime spada diabolica e alabarda spaziale, e la voce del narratore che ricordava che nessuno era sopravvissuto alla prima. In realtà, e andando a visionare le caratteristiche tecniche, il secondo era superiore rispetto al primo. E nella nostra, di realtà, Mozilla è paragonabile a un moscerino rispetto al colosso che è diventato ormai da tempo Google…