Quella espressa nel titolo, è una sintesi della tesi esposta da Eric Schmidt (CEO di Google) riguardo la privacy:
If you have something that you don’t want anyone to know, maybe you shouldn’t be doing it in the first place.
Si tratta di una tesi che riecheggia quella della NSA, espressa di fronte alle polemiche innescate dagli intensivi ed estesi controlli autorizzati dall’amministrazione Bush dopo gli attentati dell’undici settembre.
Mi rendo conto che il problema della privacy sia sconfinato nelle sue implicazioni e meriti un approfondimento che non ho lo spazio e le competenze per affrontare. Vi rinvio a questo pezzo del blog di Stefano Quintarelli per una interessante discussione sul tema.
Mi limito a una piccola osservazione: non mi riesce facile accettare la presupposta disonestà che la tesi del “nulla da nascondere, nulla da temere” implica. Il tema della sicurezza nazionale – è il caso della NSA – pone la questione sotto un’altra prospettiva e, se non la legittima a priori, la rende perlomeno degna di una seconda riflessione.
Essendo però l’interesse di Google nella privacy dei suoi utenti, legato a finalità privatistiche di lucro, non certo di sicurezza collettiva o di altra utilità sociale, trovo molto preoccupante la posizione di Schmidt.
Se l’accettazione di questo principio è il prezzo che mi si chiede per la fruizione dei servizi di Google, è forse il momento che inizi a valutare delle alternative. La domanda è: quanti utenti sono a conoscenza del fatto che l’uso dei servizi messi a disposizione da Google, implica l’accettazione di questo principio?