Era un fake. Uno scherzo, forse una vendetta. Tutta la storia dello studente della Pennsylvanya, Stati Uniti, che sarebbe stato punito per aver usato Firefox in classe invece di Internet Explorer non è vera. Secondo quanto precisato dal preside John Scudder:
Detention is assigned in our schools after appropriate warnings are given. If students continue to engage in non-academic activities or fail to follow a teacher’s directive during class time, discipline can and will be assigned.
La lettera su cui si sono basati i tantissimi siti e blog nel mondo che hanno riportato la notizia, tra cui The Inquirer, sarebbe stata modificata dallo studente, per vendicarsi della punizione subita.
Al di là del singolo caso, fatico a credere che un ragazzo possa immaginare di sollevare un vespaio di tali dimensioni solo modificando una lettera. Oppure siamo di fronte ad un talento della manipolazione dei mezzi di comunicazione di massa.
No, non credo. Lo studente però, consapevole o no, ha aperto l’ennesima crepa nel sistema dell’Informazione che viaggia soprattutto online; ma c’è da dire che la stampa tradizionale non se ne discosta di molto. La velocità con cui le informazioni viaggiano e vengono consumate attraverso i media rende molto difficile se non impossibile controllare la fondatezza delle notizie stesse.
E’ sufficiente toccare il tasto giusto, come il conflitto tra Internet Eplorer, browser di casa Microsoft e l’emergente Firefox, espressione dell’open source, di Mozilla Foundation, che strizza l’occhio al colosso di Mountain View. Basta una storia credibile, e l’hype è servito.