Il modo di fruire lo spettacolo cinematografico sta cambiando in maniera radicale. L’avvento del 3D, infatti, non si traduce nel semplice vedere le immagini secondo una nuova modalità, riguarda piuttosto un campo più ampio che coinvolge la narrazione del film. Sfruttare la tecnica del 3D per esprimere in maniera differente il messaggio del film è la sfida dei registi di oggi.
Se fino ad oggi il pubblico ha avuto modo di toccare con mano le mirabilie del 3D, probabilmente non si è ancora accorto di quali innovazioni può introdurre sul piano della narrazione. Avatar di James Cameron è il film di riferimento da questo punto di vista, perché è stato pensato per il 3D. Cosa vuol dire?
Possiamo esprimere un primo giudizio perché abbiamo avuto modo di vedere l’anteprima del film, 25 minuti non montati in cui vengono delineate le caratteristiche di base, che è stata proiettata nella prima settimana di settembre in alcune sale selezionate. Se in un tradizionale film che si avvale della visione stereoscopica la prima cosa che lo spettatore nota è proprio il 3D, con uno sfoggio di immagini arzigogolate e di figure che continuamente “vengono fuori dallo schermo”, in Avatar si nota invece una struttura solida che non fa perno esclusivamente sul 3D.
La tecnologia è al servizio del film. La stereoscopia serve per esprimere meglio la psicologia dei personaggi e soprattutto a far immedesimare lo spettatore nel mondo di Pandora, il pianeta infido e coloratissimo ideato da Cameron. Pandora è l’anima del film, è un mondo che il regista scopre insieme agli spettatori, e che diventa per una sera la “casa” di chi vede il film, una casa da esplorare in prima persona al cinema.
La tecnologia ha consentito di trasformare gli attori presenti nel cast, tra cui Sigourney Weaver, Sam Worthington e Zoe Saldana, in esponenti della razza Na’Vi. Come Na’Vi, questi personaggi si muovono sullo schermo con le movenze degli attori originali, hanno la stessa espressione del volto e addirittura viene conservato il movimento dei loro occhi. Attraverso la ricostruzione digitale vengono espressi i sentimenti dell’attore originale. La tecnologia si chiama motion capture: appositi sensori vengono installati sul volto degli attori mentre loro recitano normalmente. I sensori trasmettono degli impulsi a un computer che modifica dinamicamente lo schema di base della scena virtuale (wireframe).
Gli effetti speciali sono prodotti dalla compagnia neozelandese Weta, già autrice degli effetti speciali della serie de Il Signore degli Anelli. I risultati raggiunti in Avatar non hanno precedenti per realismo delle immagini grazie ad un distacco suggestivamente contenuto nella resa visiva delle sequenze con gli attori in carne e ossa rispetto a quelle con gli attori digitali.
I primi film 3D hanno raggiunto i cinema di tutto il mondo già negli anni ’20. La tecnica con il corso degli anni si è evoluta parecchio perché parimenti si è evoluta la tecnologia. La resa dei colori e la fluidità delle immagini oggi possibili non sono paragonabili a quelle di pochi anni fa. Per realizzare l’immagine in tre dimensioni occorre riprendere le scene con doppio obiettivo e nel caso particolare della pellicola si hanno due rulli che corrono parallelamente e che riprendono al contempo due visioni della stessa immagine distanziate tra loro di circa 6 centimetri, ovvero della distanza media tra le pupille di un individuo. Nella proiezione la separazione delle due immagini, destinate una all’occhio destro l’altra all’occhio sinistro, avviene grazie a due tipi di sistemi che si basano su filtraggio anaglifico o polarizzato. Lo spettatore, in entrambi i casi, deve indossare gli appositi occhiali.
Gli spettatori devono indossare gli occhialini, che sostanzialmente sono di due tipi: o dotati di lenti di colori diversi o dotati di lenti polarizzate. Queste ultime sono notevolmente più efficienti. La prima tecnica si chiama anaglifo e la seconda sistema a lenti polarizzate. Nel primo caso le immagini vengono filtrate con colori diversi e discriminate dagli occhiagli con filtraggio complementare, nel secondo vengono proiettate a rapida sequenza e poi orientate ortogonalmente l’una rispetto all’altra in modo da escluderne a intervalli regolari una piuttosto che l’altra.
Nel 2154, gli uomini scoprono Pandora e intendono conquistarlo per sfruttarne le risorse minerarie. Pandora è ricoperto da foreste pluviali e abitato da creature di tutti i tipi, tra cui degli umanoidi senzienti chiamati Na’Vi. L’aria su Pandora non è respirabile dagli esseri umani, per cui sperimentano un sistema tecnologicamente avanzato che consente di creare ibridi tra umani e Na’Vi, ovvero gli avatar. Per sconfiggere le resistenze dei Na’Vi gli umani infiltrano presso di loro alcuni avatar, tra cui il protagonista Jake. Tuttavia, accade qualcosa di non previsto e Jake entra in empatia con gli stessi Na’Vi, fino a provare un forte sentimento per una di loro, Neytiri. Questo è il punto di partenza di una furiosa ribellione che vede i Na’Vi fortemente agguerriti per difendere la propria indipendenza.
L’avatar è un’immagine che l’utente sceglie per rappresentarsi nelle comunità virtuali on-line. La parola deriva dal sanscrito ed è originaria della tradizione induista, nella quale ha il significato di incarnazione, di assunzione di un corpo fisico da parte di un dio.
Una polemica che accompagna il lancio in Italia di Avatar riguarda proprio la data di uscita nelle sale. Mentre l’uscita internazionale è pianificata per il 18 dicembre, e questo accadrà praticamente in tutto il mondo, in Italia Avatar uscirà solo il 15 gennaio. Perché questa apparentemente folle decisione? In Italia per quel giorno è prevista l’uscita di un altro “blockbuster” che … aspettate un attimo che vado a cercare il nome su Wikipedia … si chiama Natale a Beverly Hills. Insomma: gli italiani stanno messi proprio così male o è un’allucinazione collettiva dei produttori?
L’ultimo contenuto su Avatar è il video featurette di dieci minuti in cui lo stesso James Cameron spiega i segreti della creazione di una singola scena del film, la sequenza filmata preferita dallo stesso regista che riguarda Jake e Neytiri che volano in sella alle creature alate di Pandora. Ecco il video:
Avatar è un film basato principalmente sulle differenze tra umani e Na’Vi, tra due razze apparentemente prive di ogni legame. In senso più profondo, è un film sulle differenze tra le persone. Evidenziare al meglio il diverso modo di agire e di comportarsi, anche per le piccole azioni, che intercorre tra un umano e un esponente Na’Vi è l’elemento su cui Cameron e i suoi tecnici si sono concentrati maggiormente. Cameron gioca con i suoi personaggi, divertendosi a esaltare la natura diversa soprattutto dei due protagonisti che, benché appartengano letteralmente a due mondi diversi, finiscono per innamorarsi. Com’è possibile che due esponenti di razze diverse si innamorino? È un sentimento che può essere accettato dagli esseri umani? Cos’è l’amore?
In Avatar c’è sicuramente molto di Titanic, il film che ha consentito a Cameron di vincere 11 Premi Oscar, semplicemente perché l’amore è quel motore inarrestabile dal quale scaturisce l’innata forza di ogni essere vivente a ribaltare il normale, spesso sbagliato, ordine delle cose.