Il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo nel quale lancia l’ennesimo allarme sociale: alle elementari 8 ragazzi su 10 hanno il cellulare.Appena ho letto il titolo ho avuto il sospetto che si trattasse dell’ennesimo articolo scritto da qualche troglodita, ma ho voluto sfrozarmi di leggerlo senza pregiudizi cercando un approccio obiettivo.Effettivamente un messaggio mandato dall’articolo è corretto: molti genitori vedono nel cellulare lo strumento grazie al quale riescono a far pesare meno (o almeno così credono) la propria assenza. E’ vero che, un tempo, un genitore fisicamente lontano dal bambino era assente, oggi grazie alla tecnologia può essere “parzialmente presente”, una presenza però di qualità decisamente peggiore del calore di una presenza concreta.Il resto dei messaggi mandati dall’articolo sono invece fuorvianti e negativi. Poco si dice, infatti, della funzione estremamente positiva che può avere il cellulare. Innanzitutto abituare fin da piccolo il bambino ad un uso corretto e responsabile del cellulare può fare solo bene, in quanto può rappresentare uno strumento utile per gestire i legami sociali e gestire eventuali situazioni di emergenza. Si preferisce invece snocciolare dati, che senza opportuno commento sono poco rilevanti, che sottolineano una fortissima penetrazione dello strumento nelle fasce più giovani della società, il che non è necessariamente un male.Inoltre va considerato che, se è certamente vero che il cellulare non può (e non deve) essere un surrogato della presenza concreta, è altrettanto vero che rende possibili occasioni di interazione prima impossibile. Ricordo una chiaccherata con Denise Calos, ex collaboratrice di Tim O’Reilly, durante la quale mi ha raccontato come il cellulare e Skype la fa sentire vicinissima alla figlia quando in viaggio, consentendole di vederla, di condividere in tempo reale immagini e video che, in fondo, significa anche condividere emozioni e sentimenti.Troppo spesso ci si dimentica inoltre che il cellulare può essere uno strumento in certi casi salvavita: spostare sempre il discorso criminalizzando l’oggetto anziché l’uso improprio di esso, è una mania che gli “old media” hanno da tempo. Discorsi simili si sentono da sempre, ad esempio, riguardo la televisione, medium che, se correttamente usato, è invece utilissima fonte di apprendimento, divertimento e informazione.Insomma, come al solito si è persa una bella occasione per comunicare con obiettività da un lato i rischi legati all’uso scorretto di uno strumento come il cellulare e, dall’altro, l’utile funzione che esso può ricoprire. Il giornalista, ad esempio, ha dimenticato di citare (forse perchè neppure al corrente) il fatto che esitono cellulari specificatamente pensati per i bambini, che possono chiamare solo numeri preimpostati dai genitori.Come al solito non è la tecnologia in sé ad essere buona o cattiva, ma l’uso che se ne fa. Se il bimbo di 10 anni spende 50 euro al mese in SMS, la colpa non è del cellulare precocemente consegnato al pargolo, ma del genitore che l’ha formato male e che gli paga le ricariche ad oltranza, anzichè stabilire rigide soglie prefissate.Mi rivolgo quindi ai lettori di questo post che magari, in parte, sono madri e padri di bambini e giovani ragazzi: avete regalato loro un cellulare? Che policy avete adottato per quanto riguarda frequenza e importo delle ricariche? Secondo voi vostra figlia, vostro figlio, sarebbe più educato senza cellulare?
Nuovo “allarme”: 8 bambini su 10 hanno il cellulare!
- Francesco Federico
- Tutti gli Appunti Digitali
- 17 Dicembre 2007
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