Opera, piccola ma intraprendente azienda norvegese sviluppatrice dell’omonimo e sempre innovativo browser, è arrabbiata con Microsoft e ha deciso di denunciarla alla commissione europea antitrust.Davide accusa Golia di abuso di posizione dominante e chiede alla commissione che Internet Explorer non venga più preinstallato all’interno di Windows, poiché in questo modo inibisce la libera scelta degli utenti.
Microsoft dal canto suo ha candidamente risposto che Internet Explorer non è un software accessorio, ma parte integrante dei suoi sistemi operativi e per questo non può essere rimosso.
Non so voi, ma io ho una certa sensazione di deja vu. Tutti ricordiamo la lunga battaglia tra Netscape e Microsoft, durata abbastanza da lasciar morire Netscape e con sanzioni ridicole per Microsoft alla fine della vicenda legale: i provvedimenti imposti ricalcavano quasi perfettamente le strategie di business e di marketing già pianificate da Microsoft in precedenza.
La situazione attuale in realtà non è proprio identica. Tanto per cominciare, Microsoft stavolta gioca fuori casa e Opera non è sola ma appoggiata dall’ECIS , un associazione europea che dal 1989 promuove la realizzazione e l’accettazione di standard tecnologici per l’Europa.
Nella denuncia poi viene addotta un’altra motivazione, sicuramente molto interessante: il mancato supporto da parte di Internet Explorer dei più diffusi standard per il web, in favore di soluzioni proprietarie che rendono difficile l’interoperabilità con i concorrenti. Microsoft, di nuovo, nega. Chi mente?
Chiedo scusa ai lettori se da qui in poi per trovare una risposta, andrò leggermente sul tecnico.
Quando Opera parla di standard, parla dei vari linguaggi di formattazione e di scripting che i browser interpretano per dare vita alle pagine web e ai servizi che utilizziamo. I linguaggi fondamentali attualmente sono html, xhtml, css e javascript. Semplificando, ogni browser ha il suo motore di rendering e il suo interprete per l’esecuzione degli script; la corrispondenza tra come il web designer vuole che la pagina sia e il suo reale aspetto nel vostro monitor, dipende essenzialmente dalla qualità del browser che utilizzate. Ogni browser ha i suoi piccoli problemi di interpretazione dei codici (bug) e le sue lacune, per questo i web designer devono assicurarsi che la pagina sia visualizzata correttamente in tutti i browser disponibili. Internet Explorer però, ha un’interpretazione decisamente approssimativa di tali standard, tanto da essere da sempre il software più odiato dai web designer.
Gli errori sono così grossolani e gravi che chi sviluppa siti web spesso deve affrontare enormi difficoltà (o anche il ricorso a tecniche poco ‘ortodosse’) per uniformare le pagine al resto della concorrenza. Il problema quindi è che Internet Explorer è sviluppato da un team di incapaci? La risposta ovviamente è no. Non si tratta infatti di errori veri e propri, ma di diverse interpretazioni di uno stesso comando che portano a risultati diversi. Differenziazioni dal resto del mondo, di questo tipo, vengono bollati come errori in un prodotto relegato ai margini; ma un software con una presenza dominante, quando apporta modifiche a uno standard, è più probabile che lo faccia con l’intento di imporre all’utenza la propria interpretazione, diventando con la forza lo standard di fatto e spingendo fuori dalle nuove specifiche (non ufficiali ma imposte) la concorrenza. Ed è esattamente questo che sostiene Opera.
Capisco che a questo mondo non siamo tutti web designer, ma se volete fare un esperimento e verificare la compatibilità dei browser che avete nel pc con l’xhtml, potete semplicemente eseguire questo test con ognuno di essi. Trattasi di una pagina web normalissima, che contiene un gran capolavoro di codice xhtml perfettamente conforme agli standard W3C e che va a formare uno “smile”. Più lo “smile” è fedele all’immagine di esempio, migliore è la capacità di interpretazione di tale codice da parte del software.
Provatelo con Opera, con Firefox e infine con Internet Explorer: Risultato interessante, vero?