Ritorniamo all’epoca del paleozoico in chiave informatica, per una nuova pillola, proveniente stavolta dal 1983.
Per chi si fosse appena sintonizzato sulle frequenze della nostalgia informatica, il periodo 1983/86 è fondamentale nell’evoluzione informatica: a breve scadenza debuttano pietre miliari quali il Lisa, il PC/XT di IBM (evoluzione del primo PC), il Macintosh, il PC/AT (1984) basato su CPU Intel 80286, quindi il Compaq Deskpro 386, primo sistema basato su CPU Intel 80386.
Come numeri, il mercato PC è tuttavia presidiato dal modello XT di IBM e dai suoi cloni basati su CPU 8088, generalmente a 4,77 Mhz. Nella configurazione di un PC, l’hard disk rappresenta ancora un oggetto esotico, costosissimo e afflitto da problemi di gioventù, particolarmente sul fronte dell’affidabilità.
In questo contesto s’inserisce l’offerta di un’azienda californiana, la Sysgen, il cui motto è “Un hard disk senza nastro non ha senso”. L’offerta di sistemi di backup Sysgen nel 1983 fa perno sul modello Image, un’unità che sfrutta normali audiocassette per backup fino alla ragguardevolissima capacità di 10MB: a titolo di confronto, basti ricordare che l’unità floppy per eccellenza del Commodore 64, il 1541, utilizzava dischetti da 5 e 1/4 con una capacità di 170KB; le audiocassette per 64, di dimensione variabile a seconda del nastro, contenevano anch’esse poche decine di KB.
Nel neonato mercato del backup del 1983, i 10MB di capacità dell’unità esterna Image di Sysgen, sono più che sufficienti per il mirror delle unità HD di basso costo integrate negli XT.
Il prezzo di $ 995 (versione standalone) o 2995 per la versione con hard disk da 10MB integrato, è dopotutto accettabile, se confrontato con quello di un XT ben carrozzato (oltre i $ 3000) e con la prospettiva di perdere l’enorme mole di dati stoccata su un hard disk.
Chi l’avrebbe mai detto che, a 26 anni da allora, ci saremmo ritrovati a leggere del Sysgen Image da potentissimi computer multiprocessore, i cui dati sono spesso ancora affidati al relativo santo protettore?