Questo post non vuol essere una “opinione dell’esperto” perché esperto di smartphone non sono, né tanto meno una “recensione” o, dio me ne salvi, una “raccomandazione” – il prodotto è stato pagato con i miei sudati soldini. Se vi piace, è un pezzo della mia esperienza, l’ultima puntata di una saga iniziata qualche anno fa.
Dopo essermi più volte scagliato contro le inadeguatezze di iPhone e delle offerte collegate, ho valutato con attenzione il modello 3G S e le nuove tariffe disponibili. Malgrado ne esistano di interessanti, la media mi pare piuttosto scadente, particolarmente in riferimento all’elevata propensione del terminale per un uso online.
In occasione del lancio di iPhone 3G, con la situazione tariffaria ancora acerba e il blocco del tethering, mi sono trovato a considerare che, molto prima di estendere i miei pattern d’uso, un terminale di fascia alta avrebbe dovuto soddisfare le mie esigenze esistenti. Nei mesi successivi a quel pezzo, ho dovuto riconsiderare alcuni degli appunti mossi, complice anche un chiarimento delle responsabilità del carrier nel blocco di alcuni servizi per me essenziali come il tethering.
Alla fine ho comprato un 3G S usato, un po’ per toccare con mano il motivo di tanto hype, un po’ per avere un posto in prima fila nella massiccia migrazione al mobile che negli ultimi mesi sta avendo luogo, un po’ anche per semplice sfizio, costruendomi un castello di giustificazioni fasulle che non vi racconto nemmeno.
Dopo numerose elucubrazioni, sono arrivato a concludere che l’opzione migliore per far proprio un iPhone, è acquistarlo nuovo o usato (evitando accuratamente terminali ceduti in comodato), e metterci su una tariffa dati scelta fra quelle disponibili sul mercato – nuove attivazioni o MNP, comunque non gravate da quella che pare a tutti gli effetti, e nella maggioranza dei casi, una “iPhone tax” (destinata peraltro ad estendersi a tutti i terminali con analoga vocazione internettiana).
Prima e più importante considerazione: nei primi, pochi giorni di uso, il mio traffico dati ha subito un’impennata significativa. Da alcuni mega al mese sono passato a molti mega al giorno. Laddove in precedenza, con un telefono Symbian, utilizzavo prevalentemente una semplice applicazione di posta (la navigazione web era piuttosto disagevole), oltre al tethering, oggi mi ritrovo a scaricare applicazioni e dati attraverso quelle applicazioni, ad usare funzioni push, a navigare molto più frequentemente.
È qualcosa che, beninteso, farei anche con altri terminali avanzati, benché non sia in grado di giudicare esattamente quanto un telefono Android, Symbian di fascia alta o Windows Mobile, incrementino la “propensione al traffico dati”. Confermano comunque questa ipotesi alcune ricerche, fra cui una dello Yankee Group (risalente a settembre), secondo la quale i terminali di nuova generazione, porteranno nei prossimi 5 anni un incremento del 2900% della richiesta di dati via rete 3G.
Sono generalmente molto soddisfatto dell’acquisto ma non approfitterò certo della vostra attenzione per l’ennesima sviolinata. Veniamo piuttosto a qualche nota dolente, evidente dopo i primissimi giorni d’uso.
Innanzitutto nelle applicazioni videoludiche, il controller tramite accelerometro, non si sposa molto bene con le mia abitudini, facendomi rimpiangere la crocetta gommosa e i pulsantoni del caro, vecchio, GameBoy. Un peccato veniale, che probabilmente si risolverà con l’abitudine, ma per ora tant’è.
Poi, e qui andiamo sul pesante, l’autonomia: le funzionalità integrate nel terminale (GPS, Wi-Fi, navigazione 3G, Bluetooth, push), richiederebbero di essere più o meno tutte attive per un uso il più naturale possibile del telefono. Purtroppo il comparto batteria – per limiti credo tecnologici più che di implementazione – argina le potenzialità del telefono, richiedendo un uso oculato della connettività e del GPS anche solo per superare i due giorni di autonomia, laddove un uso “brillante” può fulminare la batteria in mezza giornata o poco più.
Ovviamente non si acquista un iPhone (così come qualunque terminale paragonabile come funzionalità) per tenerlo in tasca tutto il giorno in modalità 2G ed utilizzarlo nello stesso modo in cui si usava qualche anno fa un mattoncino eTacs. Ecco che quindi l’autonomia diventa penalizzante proprio per quei pattern d’uso in mobilità che l’iPhone – e i terminali simili – abilita.
Se fra qualche mese dovessi rendermi conto che, per salvaguardare quel minimo di batteria che mi serve per essere reperibile durante il giorno, mi trovo a rinunciare consistentemente al 90% delle funzionalità avanzate che il terminale offre, probabilmente lo rivenderei.
Per adesso ho ancora abbastanza pazienza da attivare ogni singolo modulo quando mi serve…