La storia del Personal Computer non è costruita sulla sola innovazione. La linfa vitale dei primi vagiti del mondo informatico, è andata infatti perdendosi mano a mano che giovani capelloni o occhialuti nerd con la mania del poker, hanno cambiato la t-shirt con la cravatta, le infradito con scarpe di cuoio da centinaia di dollari, e la tuta da ginnastica col doppiopetto.
Ecco che quindi un nuovo elemento è entrato a regolare l’evoluzione di un mercato per anni governato dal solo estro: la tutela legale delle invenzioni, un elemento senza il quale diventa impossibile comprendere la lunga e tortuosa storia della GUI.
In attesa di dedicare un venerdì ad una ricapitolazione generale dell’evoluzione della GUI, procediamo oggi a mettere un altro tassello nel puzzle, per questa nuova puntata della rubrica settimanale dedicata alla nostalgia informatica.
Parleremo di Windows 3.0, il sistema operativo con GUI di Microsoft che ha aperto la strada dell’olimpo all’azienda di Redmond.
Per molti appassionati trenta/quarantenni Windows 3.0 ha aperto le porte dell’interfaccia grafica su PC. Tenuti a distanza dai prezzi faraonici del Mac, spaventati dalla progressiva marginalizzazione dell’Amiga nella nicchia videoludica, beatamente inconsapevoli delle alternative GEOS e GEM, lontani dal pubblico target di OS/2, molti utenti hanno affrontato per la prima volta una GUI proprio attraverso Windows 3, a cui, come molti altri OS Microsoft, va riconosciuto il merito di essere stato il prodotto giusto al momento giusto.
Che fosse venduto in bundle con un PC, o piuttosto disponibile nella sua enorme confezione retail presso il negozio d’informatica sotto casa, o magari copiato illegalmente dall’amico smanettone, Windows 3 è entrato sul mercato con eccezionale tempismo: in un momento in cui il mercato PC era in pieno boom, quello delle piattaforme chiuse mostrava dove più dove meno segni di difficoltà, e le masse al comando di PC sempre più potenti, necessitavano urgentemente di una killer app.
Se da punto di vista dell’usabilità Windows 3 rappresentò un importante salto in avanti rispetto alle precedenti release 1.0 e 2.0, le sue fondamenta tecniche non fecero gridare al miracolo. La gestione della memoria si avvaleva di tre modalità, rispettivamente per CPU 8086/88, 286 o 386 (unico processore ad abilitare l’uso di memoria virtuale), con relativi grattacapi per i programmatori, e un rapporto ancora profondo con MS-DOS, tranne che nella modalità enhanced per 386. Il multitasking era inoltre di tipo cooperativo, non pre-emptive come quello consentito dalla migliore concorrenza (Amiga, la “macchina da gioco”).
Attraverso l’interfaccia di Windows, era possibile impostare i parametri vitali del sistema e l’apparenza, ma anche lanciare applicazioni con requisiti di memoria non direttamente gestibili da MS-DOS – ma sempre a 16 bit, anche su CPU 32 bit, come i386 e i suoi cloni.
Qualche dettaglio storico: il debutto di Windows 3.0, risalente a maggio 1990, è concomitante con il clou della diatriba legale fra Apple e Microsoft, con la prima che accusava la seconda di aver copiato elementi costitutivi dell’interfaccia del Macintosh, in questo ledendo a una proprietà intellettuale appartenente alla stessa Apple. Un dibattito cruciale come ricorderete, che riporta al grande tema della brevettabilità del software, ancora molto in voga a un ventennio di distanza.
A questo si aggiunge il fatto che la nuova release di Windows rappresentò un grande hit in termini di vendite, fin dal debutto, spianando la strada alle successive versioni 3.1 e 3.11 for Workgroups, e, a qualche anno di distanza, al trionfo commerciale di Windows 95. Un “sorpasso” quello di Windows ai danni del Mac sul terreno della GUI, che bruciò particolarmente ad Apple, inducendola a tenere il punto sul fronte legale fino al 1994, anno in cui fu negato all’azienda fondata da Jobs, il ricorso alla Corte Suprema in seguito alla sconfitta in appello.
La release 3.0, prima della famiglia 3.x di cui ci occuperemo ancora, lanciò un rinnovato look&feel che incontrò il favore del pubblico, dopo la mediocre apparenza delle precedenti versioni. A un anno dal lancio arrivarono inoltre le Multimedia Extensions per il supporto di schede audio e lettori CD-ROM.
Al successo dela GUI di Windows 3.0 contribuì anche la progressiva diffusione di schede grafiche VGA, in grado di gestire risoluzioni di 640×400 punti o più, con un numero di colori sufficiente per una buona resa degli effetti visuali.
Anche lo sforzo congiunto Microsoft/IBM su OS/2, terminò nell’anno del lancio di Windows 3.0, a testimonianza dell’ormai acclarata fiducia di Microsoft di poter fare a meno anche del colosso di Armonk per cavalcare il boom del PC (che nel 1990 era già per buona parte al di fuori del controllo, e della quota di mercato, di IBM).
Il ruolo centrale di Windows 3.0 nella storia dell’informatica è dunque meritato, poiché frutto di tempismo, comprensione del mercato, capacità commerciale: abilità che raramente nella storia dell’informatica, hanno ceduto il passo al puro merito tecnico, in barba ai sogni psichedelici dei pionieri.