Internet gira su x86 è il mantra con cui da qualche anno a questa parte, Intel risponde a chi solleva dubbi sull’idoneità di un’architettura evolutasi in maniera incrementale a partire dai lontani anni ’70, a rappresentare la risposta migliore alle esigenze computazionali del ventunesimo secolo.
Si tratta di un’affermazione di sicuro impatto, che va decodificata su più livelli. In prima istanza, fin da quando Internet esiste, x86 è l’architettura più diffusa in ambito client: un dato non trascurabile. Secondariamente, fin dall’alba di Internet, x86 cresce anche in ambito server, un territorio fino a qualche lustro fa saldamente presidiato da sistemi RISC.
Se le prime due interpretazioni corroborano la visione x86-centrica che Intel ha, e sta sempre più imponendo, al mercato hardware, esiste un corollario da non sottovalutare: alcuni dei software chiave per l’accesso a Internet, hanno in x86 la piattaforma di riferimento.
In particolare Flash è il software leader per l’erogazione e fruizione di contenuti ricchi e dinamici, lo standard de facto per la veicolazione di video sulla rete, ed è stato finora sviluppato primariamente su architettura x86.
La presa su Flash, ha rappresentato per Intel un baluardo di difesa, anche per le prospettive del suo impegno in ambito mobile – un campo in cui x86 paga dazio ad architetture più agili come ARM, sviluppate da anni in direzione mobile. Non che i contenuti Flash, molto esosi in termini di risorse di calcolo, abbiano finora spadroneggiato su smartphone e PDA: ad Intel avrebbe tuttavia fatto molto comodo poter contare su un supporto preferenziale di Flash (non il già visto Flash Lite), mutuato dal mondo PC x86, per la sua linea di prodotti ultramobile.
Così non sarà: la prossima release di Flash, la 10.1, prepara infatti lo sbarco su piattaforma ARM.
Dal punto di vista di Adobe, un approccio al mercato mobile non avrebbe potuto prescindere da quella che, allo stato attuale e per buoni motivi, rappresenta l’architettura dominante nel mercato, con un numero di processori venduti per anno neppure lontanamente paragonabile al numero complessivo di CPU consegnate da Intel, men che meno di Atom.
Dal punto di vista di ARM, la compatibilità con Flash rappresenta un fattore abilitante per il consolidamento della propria posizione nel mondo mobile ed ulteriori ambizioni: non è un mistero che l’azienda fabless nata da una costola di Acorn, abbia preso in esame l’idea di scalare su dispositivi più grandi di uno smartphone evoluto. A partire dai netbook, fino, si è detto, a quella nicchia del segmento server in cui l’efficienza energetica diventa un fattore più cruciale del puro number crunching.
È chiaramente uno “sbarco” in massa sul settore dei subnotebook e dei notebook, ma anche dei desktop all-in-one, dei set-top-box e di altri dispositivi analoghi per uso domestico, che l’arrivo di Flash su ARM catalizza.
Il che per Intel potrebbe rappresentare un bel grattacapo. Sul fronte architetturale infatti, l’imminente introduzione dell’architettura superscalare e out of order Cortex A9, potrebbe rendere necessaria una revisione della roadmap di Atom in direzione prestazionale oltre che di contenimento dei requisiti energetici.
Sul fronte produttivo, come sostiene Jon Stokes di ArsTechnica, l’accordo fra ARM e GlobalFoundries per la produzione dei Cortex A9 con tecnologia a 28nm half-node, apre per l’azienda inglese interessanti prospettive di mercato.
Con una ARM sempre più competitiva nel mondo mobile, e una Intel che sta affilando la propria tecnologia per calarla in nuovi ambiti di applicazione, azione e colpi di scena non mancheranno nel segmento mobile per almeno qualche anno. La domanda è: ci sarà spazio per due vincitori?