Continuano in giro per il paese le dimostrazioni contro la volontà del Governo di tornare al nucleare. Le ragioni pro e contro il nucleare le abbiamo ampiamente trattate e discusse insieme ai nostri lettori in tanti post. Oggi parliamo di politica e consensi.
La situazione internazionale vede soltanto due nazioni che ancora puntano fortemente sul nucleare: la Francia e il Giappone (escludo l’Iran che, con tutto il petrolio che ha, costruisce impianti di arricchimento dell’uranio non certo per produrre energia). Tutti gli altri Paesi che producono energia dal nucleare on investano più nuove risorse su tale energia, qualcuno per difficoltà a trovare investitori disposti a scommettere su nuove centrali a causa degli alti costi di costruzione e produzione, che costringono le centrali a dipendere da forti sovvenzioni pubbliche, mentre alcuni Stati, tra cui Svezia e Germania, hanno già pianificato l’uscita dal nucleare in 10 o 20 anni.
In Italia è stato calpestato un referendum in cui gli italiani si espressero contrari a questa forma di produzione energetica. Hanno detto che è giusto così, perché il referendum abolì la scissione dell’atomo sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl, ma ora l’opinione pubblica è cambiata. Ma è davvero cosi? Ve lo dico dopo il salto.
Secondo un’indagine statistica svolta sul territorio nazionale su un campione scelto che attraversa tutte le fasce di età da 18 anni in su, il 72% degli intervistati si è detto contrario ad ospitare una centrale nucleare nella propria regione, non ritenendo le centrali nucleari sicure. C’è dell’altro: ben 11 regioni (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Basilicata) hanno annunciato il rifiuto ad ospitare centrali di produzione e centri di stoccaggio nel proprio territorio, facendo ricorso alla Corte Costituzionale.
Il clima politico inquieto che sta vivendo questo Paese, in particolar modo negli ultimi giorni, che sfocia spesso in paranoie complottiste tra molti di noi, necessita poi una controprova che testimoni l’autenticità delle indagini e della volontà degli italiani.
Non è un caso infatti che ad oggi non si conoscano ancora i siti scelti per la costruzione dei nuovi impianti, che il Governo ha deciso di annunciare soltanto dopo la prossima tornata delle elezioni regionali, per evitare ripercussioni sul voto.
Questi sono i dati, poi si possono fare alcune valutazioni sul senso di questo dissenso verso le decisioni prese dal Governo. Personalmente ho buone ragioni per essere contrario al nucleare, come i lettori più affezionati già sapranno, e rimango perplesso nel constatare che la principale motivazione che accompagna il rifiuto da parte della popolazione, che fondano principalmente sulla questione della sicurezza degli impianti, come se fosse una questione soltanto territoriale.
Esistono inoltre altre questioni, legate alla sostenibilità economica del nucleare che graverebbe quasi completamente sulle spalle dello Stato e dei contribuenti (come se non fossimo già abbastanza indebitati) e dello stoccaggio, trasporto e mantenimento delle scorie. Questione che non ha mai conosciuto soluzioni definitive e che necessità di un grado di responsabilità che noi non siamo in grado di assumerci. Non siamo in grado di gestire i rifiuti ordinari, come possiamo pensare di gestire le scorie radioattive?
Recentemente la Francia è stata colpita dagli scandali legati allo smaltimento di scorie radioattive in modo illegale e pericoloso e a contaminazioni ambientali che hanno portato alla morte un gran numero di persone in determinate aree.
Da noi si è perennemente in emergenza rifiuti: la Campania è di nuovo al collasso, la Sicilia e le Marche ci arriveranno presto, mentre Roma, la nostra capitale, non sa ancora cosa sia la differenziata, e alimenta la discarica più grande d’Europa. Nel nostro Paese muore ammazzata quotidianamente della gente a causa della cattiva gestione dei rifiuti, come possiamo pensare di gestire scorie nucleari?