Buttare un EAR in acqua tra le barriere coralline, può aiutarci a monitorare lo stato di salute dei coralli stessi.
L’acronimo EAR sta per Ecological Acoustic Recorder; un dispositivo di registrazione subacquea sviluppato dal NOAA (Pacific Islands Fisheries Science Center) e dall’istituto di biologia marina dell’Università delle Hawaii.
L’EAR è capace di registrare il suono emesso dalle barriere coralline e, di conseguenza, in grado di fornire dati riguardanti lo stato generale di salute e cambiamenti sostanziali di stato delle barriere prese in esame.
L’EAR è un sistema digitale a basso consumo energetico, che registra suoni ambientali a 30 kHz. Esistono due versioni del dispositivo, una per alte profondità (fino a 500 m) ed una per profondità inferiori (36 m). La prima versione può essere “scaricata” in acqua direttamente da una imbarcazione e ha una autonomia di 6 mesi di registrazione. La seconda versione invece deve venire installata “a mano” e ha una autonomia di un anno o più.
Magari ascoltare il suono dei coralli potrebbe non bastare per poter capire il loro stato di salute però, in congiunzione con altere tecnologie (ad esempio video), l’EAR potrebbe diventare entro breve uno strumento indispensabile per le analisi marine. Infatti, i primi test fatti hanno dato risultati estremamente positivi… sembra davvero che l’EAR sia destinato a diventare molto popolare. Un prototipo è già stato installato nel “Triangolo dei Corallino” nel sud-est asiatico; un luogo ideale perché sede della maggior parte delle specie di coralli presenti sulla terra.