Finire su Mashable (n. 3 della Top 100 di Technorati, dietro ad Arianna Huffington e Michael Arrington di TechCrunch), non è cosa da poco per qualsivoglia azienda. Un post di Mashable segnalato via Twitter da Robin Good, è poi quacosa di simile ad un orgasmo per ogni *incaricodaPolygen in *agenziagialla.
Cosa si cela dunque dietro a cotanto giallognolo entusiasmo? Diamoci uno sguardo, da vicino.
Nel post, intotolato “5 ways banks are using social media” leggiamo la seguente introduzione:
Many banks have started using social websites to help them with everything from healing the financial industry to promoting their latest credit cards. By embracing the most popular tools available, the industry has also been embracing the best of what social media culture has to offer, and smaller, community banks seem to be leading the charge when it comes to social media innovation.
This post profiles some U.S. banks that have used social media in their marketing and communications plans in some interesting and successful ways. These banks have tapped into the root of what social media means to the community, enjoying success in the way of returning real value for their institutions.
Bene bene. Passiamo alla prima sezione del post, intitolata “Community building”: una trentina di righe di yada-yada-bla-bla-bla senza l’ombra di un numero. Anche sullo screenshot, curiosamente, non compare alcuna cifra.
Preso da incontenibile curiosità, vado a spulciare su Facebook la pagina oggetto del post, per scoprire in che modo e misura, una delle banche prese in esame sta “enjoying success in the way of returning real value for their institutions”. Sorpresa delle sorprese, questo magnifico progetto di “community building”, degno di una menzione sul terzo blog mondiale, ha guadagnato alla banca la bellezza di 316 fans.
Quanti fra costoro sono già clienti? Quanti sono invece dipendenti della stessa banca, ingaggiati per far numero? Quanti sono prospect, potenziali conversioni foriere di guadagni? Non ci è dato saperlo.
Era cotale risultato degno di menzione sul terzo blog mondiale (secondo Technorati), nonché di citazione da parte di Robin Good? O non sarà che, semplicemente, i soggetti a vario titolo interessati nella “bolla gialla”, hanno tutto l’interesse a cantarsela e suonarsela, fatto salvo un certo pudore nel mostrare i numeri?