Con la scomparsa di un personaggio come Mike Bongiorno si sono susseguiti tributi ed immagini di repertorio dell’epoca in cui il mezzo catodico muoveva i suoi primi passi, portando con sé innovazione, rivoluzione dei costumi, e l’unificazione culturale della nazione, attraverso la diffusione della lingua italiana anche presso quegli strati del tessuto sociale che fino ad allora ne erano rimasti emarginati.
In quelle immagini che risalgono alla fine degli anni ’50 e inizi ’60, traspare un candore ed una semplicità quasi infantile, dello stile, dei modi, del comunicare, che ispirano tenerezza.
Appare evidente, ed è confermato dai racconti dei protagonisti di allora, il carattere di improvvisazione si cui si fondavano le professioni, televisive, ed il nascente sistema economico che attorno ad esse ruotavano.Alle rivoluzioni tecniche, come l’introduzione del colore, lo sviluppo di sistemi di ripresa via via più leggeri, compatti e trasportabili, si sono accompagnati profondi cambiamenti nella struttura organizzativa a supporto delle televisioni. L’iniziativa dei privati ha portato ad occupare gli spazi (le frequenze), solo successivamente si è cercata una regolamentazione, solo parziale, e mai efficace, visto che ancora oggi, siamo spettatori di un lento passaggio al digitale, figlio di quelle leggi che non sono mai state veramente applicate.
Oggi la televisione ha smesso di rappresentare l’innovazione, di portare il nuovo ed il cambiamento attraverso la sua diffusione capillare nei salotti degli italiani, forse anche come conseguenza di una evoluzione della stessa società da una “società di massa”, ad una più nebulizzata e fondata più sull’individualismo e sul “micro”. Questo ruolo oggi è svolto dal web, a cui sono da attribuire alcuni dei più profondi cambiamenti delle abitudini di vita negli ultimi anni.
Così come la televisione degli anni ’60, però, il web oggi non è un media maturo. Dinamiche e regole sono in rapido divenire, frutto più dell’esperienza quotidiana che non di una sistematica organizzazione, che al momento sembra impossibile a quasi tutti, tranne che a qualche fantasioso politico con la mania della regolamentazione.
Internet, sembrerebbe essere stato scoperto dalle aziende, come strumento per interagire con i propri clienti, molto più rapidamente di quanto le stesse avessero fatto con la televisione. La combinazione di grandi opportunità, e grandi interessi, può indurre qualcuno a cedere alla tentazione di facili guadagni, o semplicemente di sottovalutare le conseguenze di determinate azioni, in ambito commerciale.
Un pericolo vero, attuale, ma a cui fa da contraltare una certezza indiscutibile: il sistema della pubblicità tradizionale, quello per cui si compra una porzione di spazio all’interno di uno specifico ambito, non ha mai funzionato bene sul web, e ad oggi pare del tutto inverosimile una inversione di tendenza.
La discussione su come strutturare e quale forma dare alla conversazione tra aziende e consumatori sul web, è aperta, e non si chiuderà tanto presto. Ma sarà qualcosa di nuovo, non una riedizione di regole mutuate da altri media.