Che ne pensate della fruizione di contenuti in streaming, del cloud computing e del social networking?
Ve lo domando tanto per passare il tempo, perché in realtà qualsiasi risposta possiate dare passerà inosservata nelle sfere di chi sta decidendo il futuro di questi ambiti.
Il web, dopo anni di lotte a suon di debiti e di evoluzione tecnologica, sta iniziando a premiare quelli che l’hanno spuntata, che però non hanno certo intenzione di stare a guardare.
Al paradiso/inferno (dipende dal punto di vista) di spazi liberi e incontrollati di scambio che hanno messo in ginocchio parecchi settori, il web moderno propone nuovi accattivanti luoghi, utili ed efficaci nello scopo ma che traghettano i pacchetti di dati verso porti che rispettano la legalità e la volontà di monetizzare degli operatori dei settori coinvolti.
La posta in gioco è altissima, perché non riguarda più soltanto i mercati dell’hardware e del software. Non si parla più soltanto di informatica o di tecnologia in genere.
Il web sarà al centro delle nostre vite, che lo vogliamo o no. Nemmeno Microsoft lo avrebbe voluto, anche se storicamente fu la prima tra i grandi a recepirne l’importanza e a investire su di esso, ma nonostante un’accanita resistenza, persino il gigante del software ha dovuto prima indietreggiare e poi capitolare del tutto con l’annuncio di Office Web.
La chiave di volta della nuova realtà che si sta rapidamente definendo sono i browser, che si stanno evolvendo da strumenti per la comunicazione a ambienti completi ed evoluti per l’esecuzione di complesse applicazioni.
Perché gli utenti si affidino agli strumenti online con la stessa tranquillità e semplicità con cui hanno usato fino ad oggi gli applicativi in locale, la stabilità, la velocità e le comodità sono fondamentali in un browser. Ecco perché annunci di nuove release si susseguono a ritmo pi ùserrato, ed ecco perché arriverà anche un nuovo browser, con le spalle ben coperte da personaggi noti e importanti.
L’affanno di Firefox, che nonostante le promesse, e in alcuni casi qualche progresso, non riesce mai a raggiungere l’efficienza promessa, probabilmente è stato l’impulso principale della nascita di Google Chrome, che sta crescendo velocemente per far fronte al gap di funzionalità rispetto ai rivali più maturi.
Decisa a monetizzare le sue Google Apps, dopo anni di investimenti, l’azienda di Mountain View, pur contribuendo finanziariamente (e non solo) al lavoro della Mozilla Foundation, non può pensare di affidare la fruizione di servizi, che potrebbero ricoprire utilizzi critici ad un browser di cui non può fidarsi ciecamente.
I lavori fervono per Chrome 3, che tra l’altro supporterà l’HTML 5, fondamentale per Google, per liberarsi dalla dipendenza del flash player nella riproduzione dei contenuti multimediali. Non a caso Google ha recentemente acquisito On2, un’azienda che sviluppa codec audio e video, capaci secondo Google di far risparmiare a YouTube il 40% della banda in uscita, senza ulteriori rinunce alla qualità dei video.
C’è poi un piccolo particolare da notare: avete notato il cambio di look delle ultime release di Safari, ora incredibilmente simile a Chrome? Sarebbe bello sapere cosa bolle in pentola, considerato l’annuncio di Chrome OS e la rivalità con Microsoft che accomuna la casa della Mela e e della grande G.
Altra novità da tenere d’occhio nella stagione che sta arrivando è sicuramente Rockmelt. Se il nome del debuttante forse non è proprio incoraggiante, i nomi delle persone che capeggiano il progetto di sicuro attirano l’attenzione: stiamo parlando di Marc Andreessen, fondatore di Netscape, che si è portato dietro anche Robert John Churchill, altro membro importante per lo sviluppo dell’ormai storico browser, che fu negli anni ’90 l’antagonista di Internet Explorer, morto di agonia nelle aule di un tribunale.
Su come si incastrerà Rockmelt nei progetti di Marc Andreessen, che ricordo, ha recentemente acquisito FriendFeed, e su quali siano le novità talmente importanti da richiedere un browser ridisegnato da 0, piuttosto che sfruttare le possibilità di espansione dei browser già esistenti se ne fa un gran parlare in rete, ma non c’è niente di nemmeno lontanamente verificato. Ritorneremo sull’argomento quando arriveranno notizie certe.
Piccola menzione anche per Opera, che continua a fare il suo corso nella sua nicchia, piccola ma indistruttibile, con la release 10 in cantiere (beta 3), che pur soffrendo di alcuni bug piuttosto importanti, mostra già la ritrovata leggerezza e velocità dei vecchi tempi.
Guardando il quadro nell’insieme quello si può notare il cambio di equilibri in atto.
Firefox, prima sorretto dai grandi della rete (direttamente o meno) e spinto come un ariete contro Internet Explorer, ora continua a mantenere il suo peso, soprattutto in virtù della quota di mercato raggiunta e della grande versatilità data dai componenti aggiuntivi, ma potrebbe prima o poi vedere ridimensionato l’appoggio dato da chi si sta decidendo di mettersi in proprio.
Il ruolo del panda rosso è in effetti una delle incognite più interessanti del futuro del web.