Il sistema dei media in continua e rapida evoluzione ci impone di riconsiderare e ridefinire, se necessario, le regole del gioco. E’ esempio di ciò un recente fatto di cronaca apparentemente poco rilevante, e probabilmente sfuggito ai più, complice il periodo vacanziero.
Lo scorso 20 luglio, la famiglia reale olandese organizza una sessione fotografica con i media nazionali prima di andare in vacanza. Un accordo prevede che, terminata la sessione, la famiglia di nobile stirpe, con figli minorenni al seguito, sia lasciata in pace.
L’agenzia di stampa Associated Press non rispetta tale accordo; altre foto vengono scattate nei giorni successivi, e pubblicate sulla stampa e online.
Violazione della privacy, secondo i legali della famiglia reale che ha denunciato l’agenzia di stampa internazionale; legittimo diritto di cronaca si difende l’AP, che chiama in causa gli editori: sono loro a dover decidere se una foto sia o no di interesse pubblico e quindi se pubblicarla; una valutazione di questo tipo non può essere fatta dai reali, né tanto meno da un tribunale.
Il tribunale è chiamato ad esprimere un giudizio sull’episodio il prossimo ventotto agosto, ma la questione ha implicazioni che vanno al di là degli aspetti legali. L’etica – se esiste un accordo, riguardo alla copertura di determinati frangenti della vita di un personaggio pubblico, quali sono i casi, se ci sono, in cui è consentito trasgredire all’accordo preso?
Tutela dei minori; chi garantisce i diritti dei minori, e fino a che punto possono essere considerati anche loro “personaggi pubblici”?
E’ necessario definire regole nuove per nuovi contesti mediatici, in modo da mediare tra l’interesse ad essere informati della collettività, con il diritto alla privacy degli individui, e non si tratta affatto di un equilibrio facile.