Trenta chilometri di coda sono per chiunque molto più di quanto la pazienza umana sia in grado di sopportare. Tanto più per chi si mette in viaggio con la prospettiva di perccorrerne centinaia prima di raggiungere la meta delle vacanze.Di circa trenta chilometri sono le code che si sono formate sul passante dimestre, quella infrastruttura viaria creata con il dichiarato intento di porre soluzione all’arcinoto problema di circolazione che da sempre attanaglia la tangenziale di Mestre.
Si tratta di un caso clamoroso della cronaca recente, che prendiamo come spunto per alcune riflessioni. Dalle notizie circolate sui media, sono tre gli aspetti della vicenda su cui intendo sofermarmi:
- paradossalmente la tangenziale risultava essere libero dal traffico, o comunque non congestionato, mentre sul passante si formavano le code chilometriche;
- è colpa dei media che hanno puntato la loro lente di ingfrandimento proprio su quella zona d’Italia?
- La tecnologia potrà aiutare in qualche modo ad evitare il ripetersi di simili episodi?
Stando a quanto è stato riferito dalle radio e dai giornali, mentre il passante di Mestre, la via creata per risolvere il problema del traffico era completamente bloccata, la tangenziale, quel tratto di strada dove solitamente si creavano le code, non presentava rallentamenti significativi della viabilità.
Facile capire che tutta la gente è andata dalla stessa parte, probabilmente confidando nell’annunciata soluzione del problema noto. Non c’è stato modo, in corsa, per informare i viaggiatori e consigliarli per un percorso alternativo, o forse, solo troppo tardi ci si è accorti di questo fenomeno.
Secondo il presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, il problema è facilemente individuabile: serve la terza corsia sulla A4 Venezia-Trieste, perché è il punto in cui si passa dalle cinque alle due corsie, e quindi in momenti di traffico molto intenso è inevitabile il rallentamento.
Sicuramente la terza corsia sarebbe utile, ma forse non è l’unico problema. L’annunciato miglioramento della viabilità, in quel tratto non c’è stato. Il sistema, messo sotto pressione non ha retto, se il problema è strutturale è stato commesso un errore di progettazione, ma forse la situazione è stata aggravata da una non corretta comunicazione ed informazione dei viaggiatori.
C’è poco meno di una settimana di tempo per trovare un modo per informare i viaggiatori, in tempo reale, su quale sia la situazione del traffico e quindi indirizzarli verso il percorso migliore, tra i due disponibili.
Il canale real time per eccellenza in questi casi è la radio. SMS e web mobile possono essere di supporto, purché siano gestiti da un coopilota, ovviamente, e non da chi deve tenere mani sul volante ed occhi sulla strada.
Il presidente del Veneto Giancarlo Galan, a caldo, ha puntato il dito verso i media, rei, a suo avviso di aver ingigantito fatti, che si verificano anche in altri punti della rete viaria italiana.
E’ vero che ci sono alcune notizie che si possono definire “estive”, senza le quali un telegiornale sembra non possa esistere, nei mesi caldi. Fanno parte di questo genere il turista che si bagna alla fontana per la forte afa, il ragazzino assalito dal cane, il reportage dalle spiagge vip.
E’ una malintesa “convergenza dei media”, che invece di convergere a livello di tecnologia e fruizione, convergono sui contenuti.
Non ci pare questo il caso però, la notizia del mega-ingorgo c’è, è vera, e va documentata. Inoltre, il fatto che si verifichi anche in altri punti della penisola, non è di consolazione.
La tecnologia potrebbe aiutare a risolvere questi problemi, in futuro, certamente atraverso la diffusione di informazioni in tempo reale ed in maniera geolocalizzata. Ad esempio tramite navigatori satellitari evoluti, come quelli di cui fantasticavo circa un anno fa.