Illegale, antietico, anticostituzionale, satanico e via discorrendo. Tutti aggettivi spesi contro la decisione annunciata dalla Associated Press, la più antica e importante organizzazione di newsgathering – il cui business è finora consistito nella fornitura di servizi professionali, a varie categorie di soggetti privati e pubblici, attraverso una rete di reporter, fotografi e altri professionisti sparsi per tutto il globo – relativa al monitoraggio e possibile del linking gratuito di tutti i suoi contenuti.
Più in dettaglio, l’iniziativa consiste nel creare un News Registry, attraverso il quale tenere traccia dell’uso delle proprie notizie da parte di siti terzi e motori di ricerca (avete capito bene), possibilmente al fine di presentare, a fine mese, fattura.
Tom Curley, presidente e CEO di AP, commenta così la decisione: Se qualcuno [sulla rete – ndr] può costruire un business multimiliardario sulle keyword, noi possiamo costruire un business da centinaia di milioni delle headlines, e siamo intenzionati a farlo.
Jane Seagrave, senior vice-president for global product development di AP, ha sottolineato che non si tratta di un’azione finalizzata in prima battuta alla monetizzazione, quanto di una strategia per comprendere i pattern di utilizzo delle news.
Dal canto suo Reuters, altro titano del settore, ha colto la palla al balzo per ribadire la sua disponibilità a continuare la cooperazione con siti e motori di ricerca, ponendo una netta – e opportunistica – demarcazione con la strategia di AP.
Non ho pronostici pronti sul tavolo, né giudizi da dare sulla vicenda, né è del tutto chiaro in cosa esattamente si tradurrà questa operazione. Quel che è certo è che i guadagni, per quanto Internet abbia portato molti a dimenticarlo, si fanno sempre confrontando costi e ricavi sulla cara, vecchia partita doppia. E non ci vorrà molto per capire chi avrà avuto ragione.
Quello di cui invece sono assolutamente certo, è che la reazione della maggioranza sarà:”vorrà dire che passeremo a Reuters”. Finché ci sarà un’alternativa di cui fruire “aggratise” la maggioranza avrà sempre ragione.