Nel 1990, giovane amighista in preda a crisi di coscienza, vidi in casa di amici di amici, il mio primo Amiga 3000. Con la sua tastiera distaccata, un design curato e l’aspetto da computer “serio” (i cabinet stile breadbox mi parevano allora troppo “frivoli”), mi trasmise immediatamente un senso di potenza arcana.
La distanza siderale che separava le mie tasche dal prezzo di quel computer, contribuì a farmelo apparire come un mostro sacro, in effetti molto più potente e costoso del già rispettabilissimo Amiga 2000 che guardavo con cupidigia nelle copertine dei giornali.
Non fu tuttavia un complesso programma di grafica o editing video a suggerirmi il potenziale di quel computer, ma un videogioco visto per la prima volta in quell’occasione e che presto – sentendomi anche piuttosto fesso – scoprii compatibile anche col mio 500: Faery Tale Adventure.
Non ricordo come o perché, ma non ebbi il modo di procurarmelo e giocarlo sul mio Amiga 500, che solo pochi mesi dopo avrei tradito per passare al 486. Per anni rimase dunque impressa nella mia mente la prima, unica e ottima impressione ricevuta da quel gioco – appartenente tra l’altro al genere RPG per il quale, fra D&D e Ultima, ho un vero pallino – finché un bel giorno di molti anni dopo, armato di WinUAE, decisi che era il momento di riaprire quella pratica.
Dopo questa lunga parentesi personale, che spero mi concederete in nome della comune causa nostalgica, prepariamoci a entrare nel mondo isometrico e coloratissimo di questo RPG fantasy della Microillusions (acquisita dalla New World Computing dopo aver sviluppato un sequel e vari porting del gioco), in questo nuovo venerdì dedicato all’epoca pre-imperiale dell’informatica.
C’erano una volta tre fratelli, che vivevano in un piccolo villaggio nella terra di Holm: con questa frase si apre il libro di Faery Tale Adventure (1987), che nelle pagine successive ci mostra i tre fratelli, protagonisti dell’avventura: Julian, il più valoroso, Philip, il più fortunato, e il giovane Kevin, gentile e garbato.
L’avventura inizia con il giocatore a rivestire i panni di Julian, il cui valore nella pugna, è subito chiaro che sarà più utile della gentilezza e del garbo del giovane Kevin. Come accennato, la prospettiva è dall’alto, similmente a Ultima VI e VII, e anche qui la grafica è coloratissima e ricca di dettagli.
La prima sensazione che assale il giocatore dopo pochi minuti, è quella di trovarsi in un mondo vasto e complesso: il gioco in effetti consta di circa 17.000 schermate, il tutto in un solo floppy da 880KB e senza bisogno dell’espansione a 1MB!
La sopravvivenza nel mondo di Faery Tale non è semplice, ed acquisire esperienza in fretta è fondamentale per sopravvivere agli attacchi di orde di scheletri, wraith ed orchi. Il gioco, a differenza dei coevi capitoli di Ultima e similmente a quanto avremmo visto anni dopo con titoli come per l’appunto Ultima VII e Baldur’s Gate, offre in effetti comandi immediati ed azione a palate (tra cui le frequenti e proverbiali fughe, dietro orde di nemici inferociti), tanto da essere ritenuto fra i primi, se non il primo in assoluto, del poi popolarissimo genere Action-RPG.
Torniamo alla trama del gioco, che vede per l’appunto i tre fratelli – il successivo succede il maggiore quando questi cade in battaglia – impegnati nel recupero di un talismano di protezione, sottratto alla città natale, Tambry, da un malvagio necromante la cui sfida consiste in ben 7 diverse quest. La missione porterà il giocatore ad esplorare una mappa sconfinata, fatta di foreste, verdi radure, sentieri, laghi, dungeon e castelli stracolmi di trappole e mostri, ma anche ad acquisire un ricco equipaggiamento e l’esperienza necessaria ad affrontare nemici sempre più numerosi e corazzati.
Durante l’avventura il protagonista ha occasione di confrontarsi con numerosi NPC, ed è proprio nell’interazione con questi che entra in gioco – a parte la gentilezza di Kevin – un sistema etico analogo a quello introdotto da Ultima, che va a modificare la risposta dei nostri interlocutori a seconda della condotta del protagonista.
Armi ed altri oggetti nascosti sono disseminati nella sterminata mappa, rendendone interessante l’esplorazione. Le stesse fasi della trama non vengono esplicitate in modo rapido e sequenziale, il che sulle prime disorienta, ma poi rende l’approccio all’esplorazione più naturale, mantenendo vivo l’interesse del giocatore per settimane – come ho scoperto a spese delle mie amate ore di sonno.
Quel che più sorprende avvicinandosi a Faery Tale Adventure ben 22 anni dopo il suo rilascio, è il modo in cui si sia mai potuto concentrare tanto divertimento, una trama così profonda e un mondo suggestivo e sterminato – e dimenticavo, una colonna sonora bellissima – in un solo floppy.
Così mi ritrovo a guardare perplesso due hard disk da 1TB sulla mia scrivania, e a dirmi che per fortuna, con due salti di virtualizzazione, l’Amiga è ancora a portata di mano…
Non potendo reperire video relativi alla versione Amiga, vi lascio con un longplay della versione Megadrive.